PALERMO – Patteggiano ed escono dal processo Vito e Manlio Nicastri. Due anni e dieci mesi per il padre, due anni per il figlio che è stato subito scarcerato.
Il patteggiamento, con il parere favorevole della Procura, è stato formalizzato dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Sebastiano Dara davanti al Tribunale di Palermo presieduto da Roberto Murgia. Il dibattimento dovrà proseguire davanti ad un nuovo collegio, visto che con il patteggiamento quello attuale è divenuto incompatibile.
Il processo nasce dall’inchiesta che coinvolse il professore genovese e consulente della Lega Paolo Arata, Nicastri senior, il ‘re del vento’ in affari con la mafia, i rispettivi figli, l’imprenditore Antonello Barbieri e il dirigente regionale Alberto Tinnirello, approdato al Genio civile dopo essere stato responsabile del Servizio III autorizzazioni e concessioni dell’assessorato regionale all’Energia.
Restano separate le posizione dell’altro dipendente regionale, Giacomo Causarano, e del figlio di Paolo Arata, Francesco, che hanno scelto il rito abbreviato.
Secondo il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo e Francesca Dessì, c’era un giro di tangenti per ottenere il via libera alla costruzione di tre impianti di energie alternative. Quando Nicastri senior decise di collaborare con i magistrati finirono nei guai pure il funzionario dell’assessorato Causarano e l’imprenditore lombardo Barbieri. Causarano sarebbe stato il collettore delle tangenti – si parla di una cifra di 500 mila euro da incassare a cose fatte – da spartirsi con Tinnirello. Sul via libera dei pm al patteggiamento ha pesato la confessione di Vito Nicastri che ha inguaiato se stesso e anche altri indagati.