PALERMO – “Racconterò a tutti che sei stato con me, giuro che lo farò”. Ogni volta che quella frase gli arrivava alle orecchie, gli venivano i brividi. Un’accusa infamante per un sacerdote, basata sul falso, ma che permetteva a Mario Testaverde, pregiudicato dello Zen di trent’anni, di tenere in pugno il sacerdote di una chiesa che si trova in piazza Principe di Camporeale. La polizia l’ha arrestato in flagranza di reato: adesso il giovane dovrà rispondere di estorsione aggravata. A fare scattare le indagini è stato lo stesso parroco, che ha raccontato agli agenti come circa un mese fa l’uomo si fosse presentato in parrocchia chiedendogli di celebrare una messa in suffragio del padre defunto.
Una decina di giorni dopo, Testaverde era tornato di nuovo in chiesa e con aria angosciata aveva raccontato al prete della sua solitudine e del “dramma” vissuto per essersi innamorato di un altro uomo. Il prete, ignaro della trappola, aveva cercato di confortarlo e gli aveva offerto il pranzo, prima di riaccompagnarlo a casa in auto nel quartiere Zen. Mentre erano in auto, però, Testaverde ha sfilato le chiavi dal cruscotto e ha chiesto al sacerdote del denaro per non spargere accuse infamanti contro di lui.
Il prete, inizialmente, gli aveva dato duecento euro, ma dopo una settimana Testaverde era tornato alla carica pretendendo altri cinquecento euro. Dopo un’iniziale rifiuto, il prete ancora una volta aveva deciso di consegnargli il denaro, ma allo stesso tempo di denunciare tutto alla polizia. Così, quando l’uomo si è rifatto vivo in parrocchia per chiedere altri 130 euro, ad incastrarlo c’erano i poliziotti.