Angelo Onorato morto a Palermo: i debiti, le paure, i ricatti sessuali

Le paure di Onorato, i debiti, la pista dei ricatti sessuali: cosa dicono i pm

Chiesta l'archiviazione dell'indagine per omicidio

PALERMO – Angelo Onorato aveva paura. Era convinto che qualcuno volesse fargli del male. Al contempo era “gravato da una situazione debitoria significativa sia a titolo personale, sia attraverso le società a lui riconducibili”.

Timori per l’incolumità, sua e dei suoi cari, e debiti emergerebbero con certezza dalle indagini. Se essi abbiano causato la morte dell’architetto e imprenditore resta un mistero. La Procura di Palermo ritiene di avere svolto tutte le indagini necessarie e possibili, di avere battuto senza esito tutte le piste nell’inchiesta aperta per omicidio.

La moglie Francesca Donato la pensa in maniera diversa. Si opporrà alla richiesta di archiviazione perché ritiene che ci siano buchi investigativi da colmare e terreni da scandagliare nella ferma convinzione che Angelo Onorato sia stato assassinato.

Il corpo senza vita fu ritrovato nel maggio scorso dentro il Suv parcheggiato nella strada parallela a via Ugo La Malfa. Era seduto sul sedile lato guida con una fascetta di plastica stretta attorno al collo.

La conclusione dei pm

“Non può che essere avanzata richiesta di archiviazione – concludono i sostituti procuratori Clio Di Guardo e Luisa Vittoria Campanile – considerato che non sono emersi elementi utili per l’identificazione degli autori (dell’eventuale omicidio ndr) né per la ulteriore prosecuzione delle indagini e che alcun altra proficua attività investigativa appare possibile”.

I debiti

Il punto è che a parte la situazione debitoria, quantificata in 1,5 milioni di euro, a cui vanno aggiunte rateizzazioni per debiti fiscali con l’agenzia delle entrate, pendenze con fornitoti e istituti di credito, richieste di pagamenti da parte di soggetti terzi tra cui la pretesa di 950 mila euro legata alla lottizzazione edilizia nel Comune di Capaci, non sono emersi altri elementi che offrano la certezza che sia stato un suicidio.

C’è un passaggio in tal senso nella richiesta di archiviazione della Procura: la generale e precaria situazione finanziaria, come è emerso da diverse intercettazioni tra i familiari, avrebbe avuto un impatto rilevante sullo stato emotivo di Onorato, inducendolo a manifestare preoccupazioni per la propria incolumità e per il futuro economico della famiglia.

La madre e il cognato hanno fatto riferimento a un declino iniziato proprio in concomitanza con l’aggravarsi delle difficoltà economiche descrivendo Onorato come invecchiato di colpo e provato.

La lettera di addio di Angelo Onorato

Agli atti dell’inchiesta c’è però la lettera che qualche mese prima Onorato aveva consegnato ad un amico avvocato con l’impegno di non aprirla e di consegnarla alla moglie solo se gli fosse successo qualcosa. Nella missiva scriveva frasi da cui è possibile evincere sia preoccupazioni per minacce esterne, sia turbamenti personali non ricollegabili a terze persone, osservano i pm. La lettera appare un congedo dalla moglie e dai cari in un periodo in cui ammetteva di essere afflitto da brutti pensieri.

Nel passaggio successivo, però, dopo avere fatto riferimento alla polizza sulla vita che aveva sottoscritto, scriveva chiaramente che “qualcuno mi vuole molto male ma non voglio coinvolgerti perché non vorrei mai che qualcuno possa averla contro di voi”.

Tante gente intercettata

Chi era che “voleva molto male” ad Onorato? I poliziotti hanno messo sotto intercettazione familiari, imprenditori, collaboratori, professionisti, conoscenti. Hanno persino ascoltato un collaboratore di giustizia, un ex capomafia. Nulla è emerso di significativo.

“Dalle intercettazioni non sono emerse né ammissioni o confidenze compromettenti, né elementi indiziari tali da orientare l’attività investigativa verso specifici soggetti (come autori de delitto ndr) né tali da conclamare l’ipotesi suicidiaria”.

Alcuni sospettati c’erano. I loro nomi sono saltati fuori dagli affari di Onorato, dalle conversazioni degli intercettati, dai racconti dei testimoni sentiti dalla polizia. Dalle indagini, però, non sono emersi elementi concreti. Dalla mappatura delle celle telefoniche, ad esempio, nessuno era sul luogo del delitto.

Ipotesi ricatto sessuale

Nulla di concreto neppure su “possibili ipotesi di ricatto sessuale (‘sextortion’, pressioni psicologiche e timori legati a possibili scandali cui l’Onorato poteva essere stato sopposto”. C’è chi ne parlava, ma sono rimaste “supposizioni prive di riscontri oggettivi”.

A questo va aggiunto che dai filmati con cui è stato tracciato il percorso seguito in auto da Onorato il giorno del delitto, secondo chi indaga, non sarebbe emersa la presenza di altre persone. Non ci sono segni di colluttazione in auto. Né tracce biologiche di altre persone, ma solo di Onorato e della moglie, Francesca Donato.

I dubbi dei familiari

Quest’ultima assieme all’avvocato Vincenzo Lo Re sta analizzando l’imponente materiale investigativo depositato assieme alla richiesta di archiviazione. Sin d’ora però ritengono che ci siano delle circostanze non chiarite dagli investigatori e che farebbero propendere per l’ipotesi dell’omicidio.

L’assenza di impronte digitali sulla fascetta di plastica stretta attorno al collo di Onorato e in quella trovata a terra fuori dalla macchina. Il fatto che la centralina del Suv abbia registrato come ultimo movimento quello di apertura dello sportello posteriore. Se lo avesse aperto Onorato allora doveva esserci anche il movimento di apertura e chiusura del sedile lato guida dove è stato rinvenuto il cadavere.

Ed ancora il fatto che Onorato avesse la cintura di sicurezza allacciata che non passava davanti al petto ma dietro ed era fissata nell’alloggio del sedile passeggero. Che Onorato prima di morire avesse comprato un dolce al bar, prelevato al bancomat e inviato un messaggio ad un amico che non faceva trasparire l’intento di togliersi la vita.


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