PALERMO – Si opporranno alla richiesta di archiviazione, convinti che ci siano delle circostanze che vanno approfondite. La convinzione di Francesca Donato e dell’avvocato Vincenzo Lo Re è che Angelo Onorato non si sarebbe suicidato. Non aveva alcun motivo per farlo e, soprattutto, ci sarebbero degli elementi per ipotizzare che qualcuno voleva fare del male all’imprenditore.
L’architetto e titolare dei negozi Casa fu trovato senza vita a 54 anni il 25 maggio 2024 con una fascetta di plastica stretta al collo. Era seduto sul sedile di guida della sua auto. La Procura ha chiesto di archiviare l’inchiesta per omicidio a carico di ignoti.
Nessun elemento concreto per ipotizzare l’omicidio
Al termine di indagini confluite in migliaia di pagine i pubblici ministeri scrivono: “Le indagini non hanno consentito di individuare concreti e specifici elementi a carico di alcuno e neppure è stato possibile escludere che il decesso sia stato frutto di una scelta autonoma dello stesso Onorato“.
L’avvocato Lo Re e l’ex europarlamentare moglie di Onorato stanno spulciando pagina per pagina. I loro dubbi saranno inseriti nella richiesta di opposizione che presenteranno al Gip, cui spetta l’ultima parola sul caso.
Le impronte e lo sportello aperto
Sin d’ora sottolineano alcuni punti. Sulla fascetta stretta al collo di Onorato, né sull’altra ritrovata per terra accanto alla macchina, non sono state rilevate impronte digitali. Né della vittima, né di altri. Ipotesi che potrebbe trovare una spiegazione tecnica: non è detto che la fascetta avesse una superficie tale da potere trattenere l’impronta.
C’è poi una novità che viene definita “sconvolgente” dalla donna. La centralina del Suv è una di quelle che registra ogni attività. L’ultimo movimento rilevato è alle 11:07. Nell’informativa si parla di “sportello aperto”. L’unico sportello trovato semiaperto al momento del ritrovamento del cadavere è stato quello posteriore lato passeggero.
Secondo il legale, dunque, se fosse stato Onorato ad aprirlo avrebbe dovuto esserci una interazione successiva, e cioè l’apertura dello sportello lato guida dove l’uomo è stato ritrovato cadavere con la cintura di sicurezza inserita.
“C’era qualcuno con lui”
Ecco perché la moglie, ritiene che Onorato non fosse da solo in auto ma con l’assassino che lo avrebbe strangolato da dietro. Dopo avere commesso l’omicidio sarebbe andato via lasciando lo sportello aperto. Di contro, però, le telecamere hanno inquadrato Onorato da solo in macchina quando è arrivato nella strada che costeggia via Ugo La Malfa.
Sul punto, però, Francesca Donato obietta che non si può escludere che l’assassino si trovasse già sul posto e sia allontanato a piedi, magari sfruttando la vecchia caserma abbandonata che si trova accanto alla macchina.
“Aveva paura”
E il movente? Onorato aveva paura. Una donna che aveva conosciuto in palestra ha messo a verbale che l’architetto le disse di essere stato pedinato nel precedente mese di marzo. Egli stesso nella lettera consegnata ad un amico avvocato, a cui chiese di non leggerla e di consegnarla alla moglie se gli fosse successo qualcosa, faceva il quadro della situazione economica della famiglia, fra proprietà, debiti e crediti da riscuotere.
La informava dell’assicurazione sulla vita che aveva stipulato e che non può essere incassata in caso di suicidio. Si rammaricava di essersi fidato di “persone sbagliate“. Ammetteva le sue paure: “C’è gente che mi vuole male”, scriveva senza però fornire indicazioni specifiche. Ad un suo dipendente, prima di raggiungere un cantiere a Capaci, disse che doveva incontrare persone pericolose.
La Procura ha anche individuato dei sospettati – collegati ad Onorato per questioni lavorative e personali che potevano nutrire risentimento e rancore nei suoi confronti – ma dagli accertamenti, incluse le intercettazioni, nulla è emerso.
Il messaggio a Cuffaro
C’è poi la convinzione che Onorato mai si sarebbe suicidato perché amava la vita. Anche le ultime cose fatte e dette prima di morire non farebbero ipotizzare la volontà di togliersi la vita. La mattina del decesso ha parlato al telefono con un dipendente per questioni di lavoro. Comprò un pan d’arancio con la prospettiva di mangiarlo in famiglia a colazione nei giorni a venire.
Infine mandò un messaggio audio a Totò Cuffaro. Lo rassicurava che avrebbe inviato un suo operaio a sistemargli lo zoccoletto di casa. Non si era dimenticato di farlo, ma era preso da mille impegni.
Il tono di voce era sereno. Nessuna parola di sconforto, nessun segnale di nervosismo. Al contrario un “ci vediamo più tardi” (era previsto un appuntamento elettorale della Dc di cui fa parte Francesca Donato) che non faceva presagire il gesto estremo.
Se è stato un suicidio, come sono convinti gli investigatori della squadra mobile, Onorato ha saputo nascondere fino all’ultimo le sue intenzioni oppure deve essere successo qualcosa di inatteso e improvviso che lo ha fatto precipitare nel baratro.

