Arrestato in hotel a Palermo, no all'estradizione e scarcerato

Arrestato a luglio in hotel a Palermo, no all’estradizione e scarcerato

Protagonista un uomo nato in Uzbekistan

PALERMO – No all’estradizione e subito scarcerato Avazkhon Artykov, nato in Uzbekistan il 5 luglio 1978. La Corte di appello di Palermo ha respinto la richiesta dello Stato dell’Asia centrale. C’è il rischio che nel suo paese venga sottoposto a tortura.

Avazkhon Artykov era stato lo scorso luglio in un albergo a Palermo dove si trovava in vacanza con moglie e figli. Su di lui pende un mandato di arresto internazionale. Al momento della registrazione in hotel è scattato l’alert. Il Tribunale distrettuale di Yakkasaray ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché lo ritiene responsabile di una truffa da 300 mila dollari commessa nel 2017. Artykov si occupa di import export di uva passa.

L’uomo davanti alla Corte di Appello presieduta da Antonio Napoli ha spiegato di non avere ricevuto alcun atto dall’Uzbekistan e di non essersi potuto difendere. Ha solo saputo che la polizia si è presentata a casa dei suoi genitori. Il governo uzbeko ha chiesto l’estradizione all’Italia. Il legale della difesa, l‘avvocato Pierfrancesco Campo, si è opposto. I giudici gli hanno dato ragione: la richiesta è “del tutto sommaria, lacunosa e priva di alcun fondamento concreto e pertanto non meritevole di accoglimento”.

Il trattato di estradizione stipulato a Roma l’8 giugno 2023 tra la Repubblica Italiana e la Repubblica dell’Uzbekistan “non è ancora entrato in vigore, sicché i rapporti tra i due Paesi sono attualmente regolati dal principio di diritto internazionale generale della cortesia internazionale con assicurazione di
reciprocità”. Insomma, la decisione è rimessa alle regole ed alla volontà dello Stato italiano.

Anche la ricostruzione dei fatti è lacunosa, “appare priva dei necessari elementi di dettaglio capaci di dare un minimo di consistenza all’accusa, rendendola controllabile e verificabile dall’esterno, con specifico riferimento alla data della stipula del contratto tra l’estradando e la presunta persona offesa, alla forma ed alle modalità della stipula, al contenuto degli impegni contrattuali assunti dalle parti, alle circostanze delle presumibili trattative preliminarmente intercorse, alle modalità di pagamento della ingente somma”.

Sul delicato tema delle condizioni carcerarie sono arrivate alla Corte di appello le rassicurazioni del Procuratore generale dell‘Uzbekistan. Di contro, però, il “Parlamento europeo ovvero il Consiglio per i diritti umani dell’assemblea Generale delle Nazioni Unite hanno riferito su convergenti segnalazioni di plurime fonti in ordine all‘attuale impiego della tortura nelle strutture carcerarie uzbeke… pur essendo in astratto proibite le condotte di violenza e maltrattamento ai danni di detenuti. La pratica della tortura e dei maltrattamenti è tuttora radicata nel sistema della giustizia penale dell‘Uzbekistan”.

La Corte ritiene “concreto il pericolo che l’imputato venga sottoposto a pene o trattamenti crudeli, disumani, degradanti, comunque ad atti che configurano violazione di uno dei diritti fondamentali della persona”. Niente estradizione e immediata scarcerazione.


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