PALERMO – Domenico Rancadore è un uomo libero. La Corte di Appello di Palermo ha dichiarato la prescrizione della condanna che lo bollava come capomafia di Trabia. Un’accusa che gli era costata una pena di sette anni. Una condanna ora spazzata via dalla prescrizione, su richiesta dei legali della difesa, gli avvocati Salvatore Sansone e Ninni Reina. La decisione è del collegio della prima sezione, presieduto da Gianfranco Garofalo e giudici a latere Gabriella Di Marco e Donatella Puleo). Condannato con sentenza definitiva ne 2000, Rancadore era rimasto latitante per vent’anni e fino all’agosto del 2013, quando fu raggiunto a Londra da un mandato di arresto europeo spiccato dalla Procura Generale di Palermo. Nelle more di un combattuto procedimento di estradizione, che ancora pende davanti alla Corte di Giustizia inglese, è maturato il termine di prescrizione della pena pari al doppio della pena inflitta (14 anni). La corte di Appello di Palermo riscontrando la tesi della difesa ha riconosciuto che l’esecuzione del mandato di arresto europeo non è inizio di esecuzione della pena. Nulla di fatto, dunque, nonostante la Westminster Magistrates’ Court di Londra lo scorso febbraio avesse dato il via libera all’estradizione in Italia di Rancadore.
Sessantasei anni, Rancadore era stato arrestato mentre tornava a casa, dove viveva con la moglie di origine inglese. In quella circostanza il latitante tentò la fuga. Latitante dal 1994, era stato stato inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi del ministero dell’Interno. Nella capitale inglese conduceva una vita agiata. Numerosi collaboratori di giustizia lo hanno indicato come esponente di spicco della “famiglia” mafiosa palermitana, con funzioni di vertice nel “mandamento” di Caccamo. In particolare, negli anni ’90, sarebbe stato il capo della famiglia di Trabia.
La vita dorata di Rancadore, ex insegnante di educazione fisica, a Londra, con moglie, figlia di un ex console, e due figli, era nota da tempo. Il reato di associazione mafiosa nell’ordinamento inglese non è previsto e la richiesta di estradizione fatta dalla Procura di Palermo nei confronti dell’ex capo della famiglia di Trabia all’inizio non era stata accettata. In Inghilterra Rancadore percepiva pure la pensione per il suo lavoro di insegnante.
A marzo dell’anno scorso, così, il boss era stato rilasciato su cauzione dopo il no britannico all’estradizione. Una libertà durata appena pochi giorni: in aprile per lui si sono riaperte le porte del carcere dopo un nuovo mandato di cattura internazionale spiccato dalle autorità italiane. Che poi anche ottenuto l’estradizione del boss. Da oggi Rancadore è un uomo libero.