“Se ci sono dei singoli casi che vengono ritenuti gravissimi è giusto intervenire. Ma io faccio un appello: dove possibile, non togliamo i figli alle famiglie. Questa deve essere l’ultima ratio. Perché altrimenti i bambini si incattiviranno, si sentiranno puniti, si nasconderanno, avranno paura di chi li avrà allontanati, per tante ragioni plausibili, dal nucleo familiare. E, per loro, in quel linguaggio sbagliato, lo Stato sarà soltanto ‘sbirro’ e basta”. Non ha cambiato idea don Ugo di Marzo, come scrive lui via whatsapp – perché bisogna essere precisi – parroco della parrocchia ‘Maria SS. delle Grazie-Roccella, operante nei quartieri Roccella, Sperone e Guarnaschelli’. No, non ha cambiato idea rispetto alla prima volta, quando si cominciò a parlare di provvedimenti urgenti. Qualche tempo fa, sempre a LiveSicilia.it, aveva detto: “Togliere i bambini dello Sperone alle famiglie? Sarebbe l’errore più grave di tutti”.
C’è una ferita aperta nelle storie dei baby pusher dello Sperone, come ovunque e altrove. E c’è la massima attenzione istituzionale sui minori in bilico di ogni contesto. Come abbiamo raccontato: ‘Cinquanta ragazzi palermitani sono sotto osservazione da parte della Procura dei minorenni che progetta di allontanarli dalle famiglie dove circola e si traffica droga. A ribadirlo, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, a Palermo, è stato l’avvocato dello Stato, Annamaria Palma: “Un progetto senza precedenti, deciso sulla base di alcuni episodi recenti”’. Siamo su un terreno sottilissimo e friabilissimo, con l’urgenza di una comunità di proteggere i più fragili, i più deboli, cioè i bambini. Ed è sul punto doloroso e generale, ma con una prospettiva ravvicinata, che interviene don Ugo.
“Dobbiamo creare la speranza – dice –. La parrocchia, nel nostro caso, è disponibile a fare da tramite, a ricucire, a seminare. Le famiglie chiedono aiuto. Anche quelli che hanno sbagliato si sono resi conto dell’errore. Limitarsi alla punizione porterebbe al fallimento delle istituzioni. Dobbiamo sostenere, non sanzionare. La repressione è necessaria, ma è pure necessario costruire, mettere insieme le cose buone. La chiesa è aperta a tutti, specialmente ai peccatori che ne hanno bisogno”.
E poi una pennellata che tratteggia la crisi: “Il Covid ha approfondito e aggravato ferite che già erano presenti. Qui ci sono persone che hanno materialmente il problema di mettere il piatto a tavola. Io apprezzo la buonafede di tutti e tutti sono sinceramente benvenuti. Ma lo Sperone non può essere un argomento di dibattito occasionale, né la meta di iniziative importantissime e sporadiche, per cui la gente si sente osservata come allo zoo. Poi, quelli che se ne possono andare se ne vanno e i cittadini restano in gabbia. Qui davvero c’è bisogno dell’aiuto concreto di tutti”.
Una nota che verrà diffusa in queste ore chiarisce ulteriormente: “La Parrocchia Maria SS. delle Grazie di Palermo Roccella, operante a servizio dei quartieri Roccella, Sperone e Guarnaschelli, nell’ambito della propria attività di promozione non solo spirituale, ma anche umana e culturale, forte della costante sinergia curata con tutte le Istituzioni civili e militari operanti nel territorio, è lieta di porsi ancora una volta a servizio della Comunità di questa meravigliosa periferia esistenziale della nostra città di Palermo. In perfetta sintonia con l’Assessorato Cittadinanza Solidale del Comune di Palermo, diretto dall’Assessora Cinzia Mantegna, la nostra Parrocchia mette a disposizione i propri spazi per il Servizio Sociale di Territorio della II Circoscrizione e per l’U.O. Tutela Minori. Presso i locali dell’Oasi San Giuseppe di corso dei mille n. 1.234 sarà possibile trovare ogni mercoledì e giovedì mattina un assistente sociale della Seconda Circoscrizione”.
Il dispaccio conclude: “Inoltre, per facilitare la relazione tra l’U.O. Tutela Minori e le 57 persone arrestate nell’ambito dell’ultima operazione contro lo spaccio di droga allo Sperone, nella speranza di non vedere realizzato l’estremo provvedimento dell’allontanamento dei minori dalle loro famiglie, la Parrocchia mette a disposizione gli stessi locali i lunedì e i venerdì mattina per facilitare i necessari incontri, oltre a dare piena disponibilità nel percorso di riabilitazione e cura di queste famiglie attraverso tutte quelle iniziative che possano servire non a punire, bensì ad educare ed a migliorare il contesto di vita dei piccoli e delle loro famiglie”.
Questo succede in una zona della città abitata dalla povertà, dal crimine, ma anche dalla speranza, malgrado tutto. Eppure, tanti anni di lotta incruenta non hanno avvicinato le periferie al resto. Oltre ogni buona intenzione: lo Sperone non è ancora Palermo.