PALERMO – Palermo si prepara a cambiare volto, seguendo gli esempi di Marsiglia o di Glasgow, candidandosi a capitale europea della cultura nel 2019. Una sfida, quella del capoluogo siciliano, che scommette sul cambiamento e sul proprio rilancio partendo proprio dalle emergenze che vive oggi. “Dobbiamo guardare a questa sfida con gli occhi del futuro – dice a Livesicilia l’assessore alla Cultura, Francesco Giambrone – non dobbiamo nascondere i nostri problemi o far finta che non ci siano, ma vanno risolti guardando oltre: l’immondizia non va messa sotto il tappeto, ma la candidatura diventa l’opportunità per superare l’emergenza di oggi”.
Una candidatura voluta fortemente dalla società civile che, nel 2011, ha costituito un comitato promotore che ha così lanciato un appello alla politica, raccolto dall’amministrazione Orlando: comitato di cui, sin dalla prima ora, hanno fatto parte Livesicilia e I Love Sicilia. Ma cosa comporta la candidatura e soprattutto come cambierà Palermo?
“Nel 2019 una città italiana e una bulgara saranno capitali europee della cultura – spiega l’assessore – e insieme lavoreranno a un programma comune che attiri turisti e cittadini degli altri Paesi incentrato sulla cultura. Ma non c’è solo la cultura: da un anno lavoriamo a un’idea di città diversa per il 2019, come immaginiamo Palermo non solo da un punto di vista culturale, ma come la pensiamo da tutti i punti di vista, dal sociale all’ambiente, passando per il decoro. Stiamo provando insieme ai palermitani, in una dimensione partecipata, a capire come vuole essere Palermo nel 2019. Una speranza di futuro, di un futuro che costruiamo tutti insieme”.
Il percorso prevede anche alcune tappe: il 20 settembre verranno ufficializzate le candidature delle varie città italiane (tra 15 e 20, per il momento, tra cui Venezia, Perugia, Matera, L’Aquila, Siena, Ravenna e Palermo) che supereranno una prima selezione, operata da una commissione formata da sette componenti di nomina europea e sei italiani. Nel 2014 si farà una prima scrematura e poi, all’inizio del 2015, ci sarà la proclamazione della città vincitrice che riceverà 1,5 milioni dall’Unione europea.
E l’esempio a cui Palazzo delle Aquile guarda è Marsiglia, capitale della cultura del 2013. “Dopo la prima fase di selezione – continua Giambrone – erano rimaste quattro città francesi, e Marsiglia era quella con i maggiori problemi. Hanno giocato questa carta, dicendo che proprio perché erano più indietro degli altri meritavano la candidatura per avere l’opportunità di cambiare e rigenerare il tessuto urbano, di realizzare la ‘grande metamorfosi’, come la chiamano a Marsiglia. E’ quello che dobbiamo fare anche noi”. E gli effetti, su Marsiglia, non sono mancati: secondo i dati ufficiali, la città francese ha visto la disoccupazione scendere dal 22 all’11 per cento.
“Gli studi fatti a livello internazionale – aggiunge l’assessore – dimostrano che tutte le città che sono state capitali della cultura hanno avuto un giovamento provato sul turismo, e questo è un risultato che ci aspettiamo. Poi ci sono quelle che hanno anche investito su un mutamento strutturale della città, proprio come vogliamo fare noi con il raddoppio della linea ferroviaria che permetterà di raggiungere Cefalù in 55 minuti, l’anello ferroviario, il tram, il recupero dell’ex convento di San Francesco d’Assisi, l’aumento delle piste ciclabili, la valorizzazione dei Cantieri culturali della Zisa come polo delle arti contemporanee ma anche il tema della povertà estrema, che va affrontato, quello dei diritti o del disagio sociale. Insomma, un mutamente strutturale profondo: non ci basterà avere più turisti, vogliamo cambiare Palermo”.
La concorrenza, come detto, sarà molto forte e assai temuta è specialmente quella de L’Aquila, che punterà sulla necessità di ricostruire dopo il terremoto. “Ma anche se dovessimo perdere – conclude Giambrone – noi comunque contiamo di realizzare le cose che ci siamo prefissati. Questa è un’opportunità unica per tutta l’Italia. La sfida ovviamente la vinciamo se ci crediamo tutti, nessuno ci obbliga a candidarci: la politica ha raccolto una forte istanza della società civile. Ma la scommessa non è del sindaco o del Comune, è della città, e vinciamo se siamo veramente convinti che questa sia una scommessa da fare insieme mettendo da parte tutto il resto”.