Palermo, il boss Auteri: "Ho fallito". Quei "crasti" fuori dal carcere

La rabbia del boss Auteri: “Ho fallito”. Quei “crasti” fuori dal carcere

Le intercettazioni del boss durante i colloqui in carcere

PALERMO – Il boss Giuseppe Auteri era preoccupato per le sue sorti giudiziarie, arrabbiato con chi fuori dal carcere non si comportava bene. “Crasti e fanghi” li definiva.

I colloqui in carcere con i parenti sono stati intercettati. Le frasi registrate, assieme alla contabilità trovata nel covo dove è stato arrestato lo scorso marzo, confermerebbero il suo ruolo di vertice nel mandamento di Porta Nuova.

“Ti mettono come capo mandamento”

Auteri sapeva bene che i fogli di cui tentò di disfarsi nell’appartamento di via Giuseppe Recupero avrebbero complicato, e di parecchio, la sua posizione processuale. Lo disse in uno dei primi colloqui con la sorella e i nipoti: “Ci hanno trovato cose… che sono complicate perché un foglio che hanno trovato…”.

“L’unica cosa è che ti mettono come capo mandamento”: anche la nipote comprendeva i rischi a cui andava incontro lo zio. Che amaramente rispondeva: “E con quel foglio se lo interpretano così che ci vuoi fare? Pazienza…”.

“Non potevi fare pam pam”

La nipote si dispiaceva: “E non potevi fare pam pam pam (mentre parlava imitava il gesto di strappare i fogli)?”. “Pam pam… dormivo… perché ne approfittavo per riposare… h24 sveglio”, rispondeva il boss svelando la vita dura del latitante, impegnato a guardarsi le spalle da chi gli dava la caccia ormai da quasi due anni e a mandare avanti gli affari.

Giuseppe Auteri: “Ho fallito”

Non si dava pace, non capiva come fossero arrivati ad individuarlo visto che era stato molto prudente: “Mi sono privato di tante cose… non è che dice se n’è andato alla piscina… me ne andavo allo stadio a vedere la partita… quindi è come un fallimento, ho fallito

Era cosciente che “con il foglio che hanno annagghiato secondo me è facilissimo”. Il riferimento era al lavoro di decifrazione degli appunti trovati nel covo. Non sapeva ancora che i carabinieri sarebbero riusciti ad estrapolare dai segni lasciati sui fogli bianchi molte più informazioni di quanto Auteri immaginasse.

Voleva sapere dai parenti se qualcuno si fosse fatto avanti per garantire sostegno economico. “Qualche palomba è arrivata?”, chiedeva al nipote che rispondeva facendo un segno di assenso con la testa. Poi dei riferimenti alle cifre segnate nei fogli, che definisce “entrate”, perché “c’erano tutte cose scritte capisci… a quelli i picciuli glieli hanno dati o non ne vogliono sapere niente?”.

La rabbia del boss Auteri

E uno sfogo: “… i crasti… lui me li deve dare a me frutta… c’era una macchina che vendevo, erano 30.000 euro. Già in un mese hai voglia di entrate, quello è un crasto… frutta è il più crasto”. Evidentemente non gradiva la gestione della cassa del mandamento in sua assenza.

Chi è frutta? E chi è l’uomo dal quale il nipote poteva “andare ogni mese e me lo saluti”, a cui facevano riferimento indicando la bottiglietta dell’acqua prima che un familiare intervenisse: “Basta sei intercettato”. “Certo, lo so… però se vuoi glielo dici ‘domani te lo scrive’… perché li ho in mente qua… fanghi”, aggiungeva Auteri nella sala colloqui del carcere Pagliarelli.

Aveva lo stesso bisogno di comunicare. Di impartire disposizioni, secondo la Procura di Palermo che lo accusa di avere ricoperto un ruolo di vertice nel mandamento di Porta Nuova.

Scalata criminale

Di Auteri si erano perse le tracce il 6 luglio 2022, e cioè dalla notte in cui i carabinieri erano andati a bussare alla porta della sua abitazione e in altre 17 durante il blitz denominato “Vento”, ma già dal settembre precedente nessuno sapeva più dove fosse finito.

Dopo avere scontato una condanna per mafia, il capomafia Tommaso Lo Presti, soprannominato “il lungo”, lo aveva voluto al suo fianco. Si occupava di gestire la cassa dove confluivano i soldi delle estorsioni e del traffico di stupefacenti. Un ruolo che avrebbe condiviso con Giuseppe Incontrera, l’uomo assassinato alla Zisa.

La loro collaborazione non andò subito bene. “I soldi di Ballarò… sta facendo perdere tutto, il pazzo”, si sfogava Incontrera con la moglie Maria Carmela Massa. Ne aveva discusso con Giuseppe Di Giovanni (uno degli scarcerati eccellenti) e quest’ultimo si era rivolto in maniera sprezzante nei confronti di Auteri: “Gli fai buttare il sangue”.

Qualche giorno dopo si capiva che Auteri era subentrato allo stesso Incontrera nella raccolta dei soldi destinati ai detenuti: “Ora per la tua bontà gli devi levare 200 euro per mio cognato e se glieli vuoi regalare tu 200 euro a mio cognato”. Stava parlando del detenuto Ivano Parrino.

Nel gennaio 2021 sarebbe avvenuto, su disposizione di Lo Presti, il definitivo passaggio di consegne della cassa del mandamento fra Incontrera (“Mi sto allibertando a tutti”) e Auteri che era ormai latitante. Anche di questo c’è traccia nella contabilità adesso in mano agli investigatori.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI