Pizzo nel Palermitano, 26 imputati: "Lido bruciato dopo la denuncia"

Pizzo nel Palermitano, 26 imputati: “Denunciò e gli bruciarono il lido”

Sotto processo presunti boss e gregari di Termini Imerese, Caccamo, Trabia, Vicari e Cerda

PALERMO – Gli imputati sono 26 imputati, fra presunti boss e gregari del mandamento mafioso di Trabia. Al via l’udienza preliminare davanti al giudice Carmen Salustro.

Il procuratore aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Bruno Brucoli ed Eugenio Faletra con il blitz dello scorso marzo ricostruirono una sfilza di estorsioni e danneggiamenti. La regola del pizzo sarebbe stata ferrea in una grossa fetta della provincia palermitana che comprende Termini Imerese, Caccamo, Trabia, Vicari e Cerda.

Il lido distrutto da un incendio doloso

Gli imprenditori pagavano in silenzio. C’è però chi si ribellò, come il titolare di un lido, accompagnato nel corso di denuncia da Addiopizzo, vide andare in fumo la sua struttura distrutta da un incendio doloso. Nelle ore successive al rogo Addiopizzo aveva attivato una rete di solidarietà fra imprenditori e commercianti del movimento, fornendo gratuitamente i materiali e le attrezzature necessarie per riaprire lo stabilimento.

Oggi l’imprenditore e Addiopizzo hanno chiesto di costituirsi parte civile con l’assistenza Salvatore Caradonna. Stessa cosa l’altro socio del lido con l’avvocato Serena Romano.

Secondo l’accusa, l’incendio fu una ritorsione per il suo rifiuto di piegarsi al racket. Richiesta di costituzione anche dal Centro Pio La Torre e dallo Sportello di solidarietà, rappresentati dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro, Ugo Forello e Valerio D’Antoni

Gli imputati

Gli imputato sono Pietro Agnello di Vicari, Giuseppe Amato di Cerda, Massimo Andolina di Petralia Sottana, Tommaso Consiglio di Palermo, ma residente a Termini Imerese, Antonino Di Carlo, residente a Cerda, Biagio Esposto Sumadele residente a Trabia, Pietro Erco (già condannato per l’omicidio di Vincenzo Urso), Giuseppe Galbo di Sciara, Gandolfo Maria Interbartolo di Cerda, Nunzia Maria Loreta La Barbera di Termini Imerese, Giuseppe Lo Bianco di Palermo, Salvatore Macaluso di Vicari, Mario Salvatore Monastero di Caccamo, Luigi Antonio Piraino di Cerda, Cristiana Piroddi residente a Vicari, Gaetano Pravatà residente a Vicari, Michele Pusateri di Termini Imerese, Fortunato Rubino di Ciminna, Ignazio e Rosario Saccio di Vicari, Francesco Sampognaro di Caccamo, Calogero Sinagra di Sciara, Antonino Teresi di Sciara, Francesco Turturici di Trabia, Carmelo Umina di Vicari, Massimiliano Vallone di Palermo (è lui che risponde della presunta estorsione al titolare dello stabilimento.

La nota di Addiopizzo

“Oggi la scelta di essere attivamente presenti nel processo è la naturale prosecuzione della nostra attività sul territorio che, come dimostra questa storia – spiegano da Addiopizzo – va ben oltre il lavoro di accompagnamento alla denuncia e di supporto processuale poiché abbiamo consentito alla vittima di riaprire l’attività economica danneggiata dall’incendio, grazie alla solidarietà di commercianti e di imprenditori della rete attivata da Addiopizzo e diversi anni prima della liquidazione dei risarcimenti previsti dalla legge.

“Sono sbirro e me vanto”, disse il giovane imprenditore nel 2019 quando il suo stabilimento balneare fu distrutto dalle fiamme.


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