"Manifesta e Capitale della Cultura | Il mondo guarda Palermo" - Live Sicilia

“Manifesta e Capitale della Cultura | Il mondo guarda Palermo”

Andrea Cusumano

Livesicilia ospita gli assessori comunali. Si parla di cultura con l'assessore Andrea Cusumano.

L'intervista
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7 min di lettura

PALERMO – Manifesta 12, ma anche il titolo di Capitale italiana della Cultura: il 2018 sarà un anno particolare per Palermo, almeno dal punto di vista dell’arte e dell’attenzione internazionale. I due eventi sono tra loro collegati e, insieme al percorso Unesco, costituiscono le carte su cui il Comune punta per dare nuovo slancio alla città. Una macchina imponente, alla cui guida c’è Andrea Cusumano: 45 anni, regista, accademico ma anche pittore e scultore, ha girato il mondo prima di approdare nel 2014 alla corte del sindaco Orlando. Un’avventura continuata in questa sindacatura come assessore alla Cultura, che Cusumano racconta a Livesicilia nel suo ciclo di incontri con i componenti della squadra di governo del Professore.

Fra due settimane aprirà i battenti Manifesta…
“C’è una grande aspettativa per questa Biennale, per la quale ci siamo preparati a lungo, e che si inserisce nel nostro essere capitale italiana della cultura. Vogue ha scritto che mai come ora Palermo sarà al centro del mondo, secondo Panorama la nostra città si sveglierà al centro dell’Europa con tutti gli occhi puntati addosso, ma anche il New York Times o il The Guardian hanno dedicato grande attenzione a questo evento. Il punto è che si parla di Palermo in modo positivo, una nuova narrazione sulla città presentata come città dell’accoglienza, del dialogo fra le culture, in cui la sperimentazione contemporanea, a partire dall’arte, diventa protagonista”.

Ma cosa cambierà per Palermo?
“I dati dell’aeroporto, ma anche dei portali turistici, dimostrano che questa attenzione internazionale trainerà il settore. I grandi giornali non parlano solo di Manifesta, ma della nostra città che si apre al mondo: questo crea una curiosità che non si esaurirà con il 2018. Il progetto di capitale italiana della cultura è di visione, non solo un calendario di eventi, per quanto ricco: una messa a sistema che raccoglie le programmazioni di tutte le principali istituzioni culturali cittadine e che si va ampliando con le iniziative di privati e associazioni. Si è fatto sistema con una comunicazione integrata, qualcosa che dovrebbe essere scontato ma che per Palermo è una novità. Stiamo lavorando a un portale che dovrebbe includere, con un bando, una biglietteria integrata e che resterà nel futuro. Sarà un passo avanti importante in termini di programmazione”.

Ci faccia qualche esempio…
“Abbiamo dei progetti a cui lavoriamo da tempo, che si legano alla capitale della cultura ma che daranno i propri frutti in futuro. Penso ai Cantieri culturali della Zisa che stiamo riqualificando non solo strutturalmente, ma con una programmazione stanziale. Siamo al giro di boa, i Cantieri sono vivacissimi e molto più solidi: entro la fine dell’anno creeremo una fondazione che possa diventare l’ente gestore. Con la Regione stiamo inoltre lavorando ad ampliare i contesti omogenei: per fare un esempio, i Cantieri della Zisa diverranno un polo unico con il Castello della Zisa e i suoi giardini. Sarà un unico, grande spazio e ci sarà una messa a sistema che è frutto di capitale italiana della cultura, che ha promosso progetti integrati e messo in comunicazione diversi enti. Oggi è assurdo non pensare al Museo Pitrè e alla Palazzina Cinese come a un unico spazio e infatti, con la Soprintendenza, abbiamo riaperto il tunnel di collegamento”.

Come saranno coinvolte le periferie?
“Il ministero dei Beni culturali ha istituito questo titolo per spingere le amministrazioni pubbliche a mettersi in gioco, immaginando come potersi riorganizzare e creare sviluppo partendo dalla cultura. Un percorso che il Comune ha iniziato sei anni fa e che include Manifesta, a cui abbiamo chiesto non una semplice mostra ma un ripensamento della città. Infatti non abbiamo scelto le sedi tradizionali, ma la città come polo culturale diffuso anche nelle periferie: avremo iniziative allo Zen, a Mondello, a Brancaccio, a Pizzo Sella. Manifesta sarà anche un modo per cambiare la prospettiva sulla città: un luogo di scandalo, di degrado, di speculazione o di violenza sul territorio può diventare la cornice attraverso la quale guardare Palermo. Anche per questo ci si è affidata allo studio Oma di Rotterdam, che ha fatto uno studio preliminare sulla città che non ha la pretesa di essere uno studio scientifico, ma è un caleidoscopio di spunti di riflessione, alcuni dei quali sono stati presi dai curatori di Manifesta. Penso al giardino planetario, il titolo della Biennale: prendendo in considerazione un quadro che raffigura la Palermo dell’800 vista da monte Pellegrino, si nota come nessuna delle piante raffigurate sia autoctona ma viene da altre parti del mondo. Già due secoli fa questa era un luogo di scambio e incontro fra culture, un ecosistema planetario. E infatti l’Orto Botanico è una delle sedi della Biennale, un’esplosione della natura ma anche un sapiente lavoro scientifico che ricrea un ecosistema artificiale che contiene mezzo mondo, piante che convivono mantenendo la propria identità ma costruendo qualcosa di nuovo. Siamo convinti che Palermo sia così e che abbia una grande fortuna: sa raccontare gli altri parlando di se stessa. Siamo stati fenici, greci, romani, arabi, normanni, svevi, austriaci, britannici, un po’ di tutto, e da ognuna di queste culture abbiamo preso qualche elemento costruendo la nostra identità con un unico ideale. Oggi siamo in grado di accogliere e di continuare a crescere proprio grazie a questa capacità di aggregazione di culture. Non a caso il logo di capitale italiana della cultura è formato da cinque lettere P, prese da cinque alfabeti diversi. Palermo città delle culture è il filo rosso che connette Manifesta, capitale della cultura, i progetti di programmazione strutturata; la nostra città al centro del Mediterraneo che si assume la responsabilità etica e culturale di raccontare la sua storia e testimoniare l’accoglienza e il dialogo fra mondi diversi. Proprio in un momento in cui l’Italia sembra guardare da un’altra parte”.

Palazzo Butera riaprirà i battenti grazie ai Valsecchi…
“Il progetto di Francesca e Massimo Valsecchi è certamente uno dei più importanti del 2018 per Palermo, non solo perché recupera uno dei palazzi di maggior pregio del centro storico e del patrimonio culturale nazionale, non solo perché la loro collezione è una delle più prestigiose a livello internazionale, ma anche perché è un progetto con una visione culturale di ampio respiro, pensato e radicato nella nostra città e che resterà anche in futuro, che vuole essere, grazie a Francesca e Massimo, un avamposto e un modello contagioso di sinergia fra pubblico e privato. Dal successo di questa iniziativa dipende la credibilità di Palermo come luogo in cui poter investire in cultura, come luogo centrale a livello mondiale”.

Ma non si vive solo di Manifesta…
“Ci sarà l’Operacittà ai Danisinni, a ottobre tornerà Piano city con nuove sorprese, sul sito www.palermocapitalecultura.it c’è un calendario con tutti gli appuntamenti previsti. E inoltre dal 6 al 10 giugno avremo anche quattro giorni di eventi dedicati a Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura e uno dei punti di riferimento più importanti per la cultura africana: faremo una mostra ai Cantieri, due giorni di conferenze e un viaggio in nave con intellettuali e artisti che simboleggia il tema del Mediterraneo come luogo di incontro”.

Qualcuno potrà obiettarle che i palermitani non sanno nemmeno chi sia Wole Soyinka…
“Solo per queste mostre avremo 150 relatori che dormiranno e mangeranno qui, ma il tema non possiamo ridurlo a questo. Non posso accettare che la cultura debba essere giustificata dall’indotto che produce, la cultura è il primo valore di una società civile. Anzi, invertire il rapporto: l’economia non può ignorare il tema dello sviluppo culturale. Detto questo, possiamo dire che gli ultimi dati del Ministero ci raccontano che il sistema cultura è una fetta importante del Pil, un settore in crescita con ottime prospettive, per questo la Sicilia e Palermo devono puntare sulla cultura come un fattore di crescita economica. Gli alberghi in estate saranno pieni, sono nati migliaia di B&B… certo, la quinta città d’Italia non può vivere solo di turismo ma è una leva di sviluppo significativa, che crea cambiamento e crescita”.

C’è stata recentemente una polemica sulla gestione degli spazi culturali in città. Cosa state facendo da questo punto di vista?
“La rinascita dei Cantieri è uno degli esempi di spazi che abbiamo restituito alla città e agli operatori culturali. Abbiamo redatto il regolamento per l’uso civico e partecipato dei beni comuni che sarà uno strumento molto importante per riaprire e rendere fruibili spazi in tutte le circoscrizioni. Inizieremo con una fase sperimentale al Montevergini; il Garibaldi è sede di Manifesta e quindi è aperto alla città con una biblioteca e un centro per bambini, ma dal gennaio 2019 tornerà a essere un teatro internazionale che affideremo con un bando pubblico; lo Spasimo è tornato a essere un luogo centrale per la cultura palermitana e la chiesa di San Mattia è costantemente impegnata con attività. Ma sono tanti gli spazi su cui lavoreremo”.

 


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