'Palermo? Orlando lascia eredità pesante, ripartire dalla cultura' - Live Sicilia

‘Palermo? Orlando lascia eredità pesante, ripartire dalla cultura’

L'imprenditrice Marcella Cannariato: 'Serve un piano a lungo termine'

Alla vigilia dell’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Palermo, numerose personalità note in città, rappresentanti di vari settori del mondo della formazione, dell’economia e della magistratura, hanno voluto aprire questa mattina un dibattito allo Steri, sede del Rettorato, dal titolo “per PALERMO CAPITALE”, con l’intento di confrontarsi e rilanciare la città e con essa il ruolo della Sicilia.

Immaginiamo una foto di Palermo, una foto del prima e del dopo. Certo, il prima è in là nel tempo, quando era una delle grandi città del Mediterraneo, un punto di riferimento e un reale faro nel Mare nostrum. Una vera capitale di civiltà, culture, religioni e autentico centro propulsivo di sviluppo socio- economico. Il dopo è l’oggi, una città che non si presenta al meglio, in crisi, spenta, non solo a causa del caro bollette. “Capitale” non è più il termine appropriato se si pensa ai rifiuti per strada, ai disservizi, agli investimenti inesistenti, alla Ztl, alle piste ciclabili, ai lavori per il tram. Poco dialogo tante polemiche. Una città senza energia, in piena decadenza, questo sembra essere il filo rosso delle relazioni presentate fatta eccezione per un dato, non di poco conto: negli ultimi decenni il contrasto della società civile e delle istituzioni ha indotto la mafia a non sparare più, anche se Cosa Nostra continua a intessere legami con la società palermitana e la sua sconfitta non può essere ancora celebrata.

Riappropriarsi del proprio ruolo nel Mediterraneo – un mare che, grazie al raddoppio del canale di Suez è di nuovo centrale nel traffico internazionale delle merci e degli scambi economici, politici e culturali, tra il mondo afro-asiatico e quello euro-americano – non significa solo affrontare i nodi di un flusso commerciale imponente, ma significa anche comprendere e governare la grande spinta migratoria che porterà milioni di giovani ad abbandonare l’Africa per l’Europa e anche ad affrontare il grande malessere del Medio Oriente ormai devastato da una condizione sociale insostenibile.

Tra i protagonisti del convegno, Marcella Cannariato, a capo di A&C Broker, azienda siciliana di brokeraggio assicurativo, ma anche referente Sicilia della Fondazione Bellisario ed esperta della ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti. La sua A&C Broker è la prima microazienda siciliana a ricevere la certificazione “Gender Equality”. Il riconoscimento, che ha premiato soltanto diciotto aziende internazionali di assoluto valore, come BNL Paribas, Michelin, Bosch, Cameo, Humana, giusto per citarne alcune.A lei che abbiamo rivolto alcune domande.

Che città lascia Leoluca Orlando?

“Non voglio soffermarmi sulle infinite criticità di cui la nostra città soffre. Ma è ovvio che l’immarcescibile sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, uomo di altra era geologica, ci lascia un’eredità pesantissima, incidendo per i prossimi vent’anni sul futuro della nostra città, quando fra qualche giorno ratificherà a Roma il piano di riequilibrio per evitare il dissesto. L’aumento stellare dell’IRPEF si abbatte come una condanna per il futuro della città, è una stangata per i contribuenti costretti a mettere mani al portafoglio in maniera sostanziosa per pagare un balzello che ha già un primato: essere il più costoso d’Italia. Un progetto di riequilibrio che, si accompagna alla consapevolezza che non un euro di sacrifici che si chiedono ai cittadini andrà per migliorare servizi, strade, marciapiedi, cimiteri, scuole, trasporti”.

Chiariamo questo passaggio. “Tutto il prelievo, in sostanza, servirà per coprire i buchi di bilancio prodotti nel corso di dieci anni da un’Amministrazione sciagurata i cui responsabili in questo modo non vedranno scattare in automatico la segnalazione alla Corte dei Conti. Alla fine, i palermitani, ammorbati per anni da una stucchevole narrazione su un fantomatico multiculturalismo si vedranno invogliati a migrare in altri comuni, probabilmente quelli limitrofi, se non per più lontane città come di recente rappresentato da un interessante studio demografico svolto dalla Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento”.

Il sindaco Orlando ha fatto solo chiacchiere?

“Sul punto, duole constatare, come l’appello lanciato da Papa Francesco durante la sua visita a Palermo il 15 Settembre 2018, in cui ricordava che: ‘per vincere la mentalità mafiosa non bastano dei bei discorsi di circostanza, ma necessitano concrete e reali possibilità di lavoro e di serenità di vita’, è purtroppo rimasto lettera morta. L’obiettivo, dunque, è quello di invertire la rotta, definendo dei programmi chiari e impegnativi che prevedono una crescita culturale di noi cittadini. Ben sapendo che il valore di una comunità, che civile si voglia chiamare, non è valutabile in base ai soli criteri di natura sociale, ma anche prendendo in considerazione il contributo al benessere collettivo, attenzionando chi ha meno del meno”.

Da dove partire per ridisegnare la nuova immagine di Palermo?

“Dalla cultura. Dal bagaglio che ci portiamo dietro e dal quale ogni tanto dovremmo attingere. Nel mondo dell’intelligenza artificiale e della robotica, la cultura sarà il nodo strategico dello sviluppo della nostra città, il collante essenziale della nostra società, necessaria anche per creare posti di lavoro”.

Una città che pensa dunque alla cultura come settore strategico

“Si, un settore legato a doppio filo al PIL, dovrebbe intervenire su due aspetti strettamente connessi. Il primo è il riconoscimento della cultura come lavoro e, dunque, delle ricadute economiche che la cultura porta inevitabilmente sul territorio: dal turismo all’immagine, agli investimenti. Il secondo aspetto è quello di rendere il proprio patrimonio fonte di innovazione e lavoro tramite investimenti in digitalizzazione e nuove competenze, spingendo le organizzazioni culturali ad abbracciare gli obiettivi di sviluppo sostenibile come lotta alla povertà educativa. Ma perché questo avvenga diventa necessario fare sistema nel sostenere la cultura, il turismo, l’artigianato e le imprese del settore, affinché i potenziali investitori sappiano che si possono rivolgere a un solo interlocutore”.

In Sicilia la dispersione scolastica, la cosiddetta povertà educativa, è in crescita, più di 10 punti al di sopra della media nazionale.

“Ragion per cui, dovendo programmare un modello di crescita che cerchi di utilizzare sempre più il mercato come elemento propulsore e sappia accompagnarlo con una giusta spesa pubblica, dovremo investire sempre di più su istruzione e formazione per rilanciare l’occupazione e l’innovazione dalla nostra città. La crescita e lo studio. Lo studio e la crescita. Voglio pervicacemente legare questi due aspetti, perché una città, dove non si studia, non può crescere. E cultura è anche Scuola, Università e Ricerca. Il Polo Universitario di Palermo da un lato può e deve sempre più diventare centro di elaborazione di alta formazione culturale, dall’altro dovrà intervenire sul sistema educativo per formare una nuova cultura fatta di lungimiranza, sostenibilità, tecnologia e capacità a collaborare. Per questo motivo dovremo riconquistare i giovani oggi costretti a emigrare a migliaia”.

Stiamo parlando di un piano a lungo termine.

“Palermo deve tornare ad essere la città in cui si arriva per caso e si rimane per scelta. Occorre certamente un piano di lungo termine perché quanto detto si possa realizzare, affinché la cultura faccia da volano per l’economia del nostro territorio. Palermo è allo stremo, gode di pessima salute da ogni punto di vista: qualità della vita, decoro e sviluppo urbano, infrastrutture, servizi comunali, mobilità pubblica, attività economiche, politiche giovanili, verde pubblico. Terribile a dirsi, ma ci siamo abituati a vivere questo degrado facendocelo scivolare addosso. Quindi una pianificazione ambiziosa e seria del rilancio della centralità di Palermo non è solo doverosa, ma serve anche ad accompagnare la città dalla fase del degrado alla fase della crescita, dall’isolamento alla centralità, in modo da poter guardare al futuro con sicurezza”.

Riprendere in mano i destini di una comunità che rivendica la difesa dei beni comuni è un modo concreto di far politica. Domanda d’obbligo: le donne ci sono in politica?

“Chi si candida oggi ad amministrarci per i prossimi anni dovrà essere consapevole del ruolo che assumerà e delle difficoltà che affronterà. Duole tuttavia constatare il deserto della presenza femminile nel mettersi in gioco in campo politico. Personalmente però sono stufa del solito refrain di Donna “purché sia“. La mia filosofia è Donna “purché valga” e sia utile alla società. Da questo punto di vista non c’è destra né sinistra perché problemi e responsabilità sono trasversali, come già nel 1873 scriveva un vero grande sindaco di Palermo Emanuele Notarbartolo, poi barbaramente ucciso dalla mafia”.

La Questione meridionale torna alla ribalta, si ripropone l’idea di un Paese diviso tra Nord e Sud. Nord che lavora e Sud che è assistito. Penso al fuorionda tra Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia e il sindaco di Milano, Beppe Sala.

“A proposito del fuori onda tra Fontana e Sala, sottolineo come l’ostinazione a dissanguare il Mezzogiorno mantenendo in piedi la secolare Questione meridionale, abbia conseguenze disastrose per l’Italia. Il PNRR al Sud, Sud, Sud è sicuramente un’opportunità, per il Nord, Nord, Nord”.

Mi pare di capire che ora o mai più è il momento che la politica torni in campo con senso di responsabilità.

“Serve, come non mai, che la politica ritorni in campo, riappropriandosi della sua funzione di indirizzo e di guida dei processi sociali, abbandonando la via della ricerca di egemonia e di potere che hanno portato i partiti a infittirsi di portatori di ‘voti’ conquistati con incompetenza e arroganza e molto spesso, semplice ignoranza. Dobbiamo costruire per Palermo un futuro di operosità e solidarietà, in linea con quanto scaturirà dal summit dei cento sindaci e dei cento vescovi con Papa Francesco in programma dal 24 al 27 febbraio prossimo a Firenze per onorare Giorgio La Pira, il sindaco-santo nato in Sicilia. Al tempo stesso Palermo, da vera capitale del Mediterraneo, deve ricostruire i legami spezzati dei popoli del Mare nostrum”.


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