Palermo, la "casa prigione" di un'accumulatrice seriale

Palermo, la “casa prigione” di un’accumulatrice seriale

foto di arcivio
La scoperta di un ufficiale giudiziario

PALERMO – Quando l’ufficiale giudiziario ha bussato alla porta si è ritrovato dentro la casa di un’accumulatrice seriale. L’immobile era diventata una prigione. Non c’era spazio per un solo spillo.

La storia inizia due anni fa. In un palazzo di via Galileo Galilei un condomino ha infiltrazione d’acqua nel tetto. Prova a parlare con la vicina. Che non risponde. Mai. Nel frattempo la macchia sul soffitto si allarga ogni giorno di più. Per fare valere le proprie ragioni l’uomo, con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Di Stefano, fa causa alla donna. Il Tribunale civile stabilisce che quest’ultima deve eseguire in fretta i lavori. I solleciti non sortiscono l’effetto sperato e si arriva al giorno in cui nell’abitazione si presenta l’ufficiale giudiziario per la notifica del provvedimento. È costretto a fermarsi sull’uscio di casa. Scatoloni e sacchetti di ogni misura riempiono ogni centimetro quadrato. Le condizioni igienico sanitarie sono pessime. Il cattivo odore rende l’aria irrespirabile.

Giuseppe Di Stefano
L’avvocato Giuseppe Di Stefano

Il giudice Sara Monteleone invia gli atti alla Procura della Repubblica affinché nomini un amministratore di sostegno per l’accumulatrice seriale. Che è pure caduta. I sanitari hanno dovuto richiedere l’intervento di un elicottero per trasportarla fuori casa. Ora l’amministratore è stato nominato. Metterà, si spera, le cose a posto. Nel frattempo l’umidità aumenta e il condomino non può utilizzare una parte della sua abitazione.

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