Quando Vetrano sparò al rivale in amore: trovato un milione di euro

Amico dei boss, Vetrano sparò al rivale in amore. Un milione di euro nei sacchi

La vita spericolata del re dei surgelati arrestato in Spagna

PALERMO – È rispuntato a Vigo, in Spagna, dove Salvatore Vetrano si era trasferito per seguire i suoi affari. Non è l’unico siciliano coinvolto nell’inchiesta per frode fiscale. A casa di un altro indagato palermitano, Giuseppe Licata, sono stati trovati tre pacchi di soldi. Si parla di oltre un milione di euro. Licata è finito agli arresti domiciliari, così come la siracusana Sebastiana Germano. Indagati anche i figli di Vetrano (Eleonora e Dario), la siracusana Concetta Mandalà e il cubano domiciliato a Mazara del Vallo Orlando Perez Ojeda.

I soldi trovati a casa di Licata

Vetrano e la moglie Anna Bruno, figlia di un boss, sono finiti in carcere assieme al genovese Mauro Castellani. I reati sono contestati con l’aggravante di avere agevolato Cosa Nostra. Secondo la Procura e la finanza di Genova, Vetrano sarebbe l’uomo chiave di una maxi frode carosello realizzata attraverso una rete di società di import-export di pesce. Sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti per abbattere i costi e non pagare le tasse. I soldi “risparmiati” sarebbero stati reinvestiti nelle società di Vetrano.

Un reticolo di società

La frode fiscale sarebbe stata realizzata attraverso un reticolo di società: Pescados y mariscos italianna sl Atlasmirante l.d.a, Colossatlantico Unipessoal l.d.a., Pescados australia perez s.l., Albatross dune unipessoal l.d.a destinate all’esportazione verso l’Italia di prodotti ittici surgelati. Ci sono poi le ditte “missing trader” che avrebbero omesso il versamento dell’imposta applicata in fattura ai propri cessionari: Mondocarne srl, Caribian pesca srl, Pescado mediterraneo srls, Marifish srl, Sarda fish srl, Ittica monzese srl, Blau pesca srl.,l.g. Surgelati slr, costituite al solo scopo di effettuare formalmente le importazioni, rivendere i prodotti, accumulare e non versare l’Iva per poi scomparire nell’arco di un biennio o poco più.

Ed ancora: le ditte “buffer” come quella Individuale Mauro Castellani e la Liguria surgelati srl realmente esistenti, destinate ad acquistare i prodotti formalmente importati dai “missing trader” e a rivenderli ai clienti finali.

Nel 2022 confisca da 20 milioni

Per una lunga stagione Vetrano è stato il re palermitano del pesce surgelato. Nel 2022 gli sono stati confiscati beni che valgono più di venti milioni di euro. È diventato definitivo il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Il sequestro risaliva al 2013.

“Collettore degli interessi mafiosi nel commercio di prodotti surgelati”, così era stato definito. Sono stati il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Claudia Ferrari a chiedere la confisca al termine di un processo iniziato quando a presiedere le Misure di prevenzione c’era il giudice Silvana Saguto, ormai radiata dalla magistratura che sta scontando una condanna per corruzione.

“Vita spericolata”

I suoi 53 anni di vita sono segnati dai procedimenti giudiziari. I suoi affari siciliani ruotavano attorno alla Veragel di Carini. Di lui e del padre Giacomo si parlò per la prima volta nel 1999 quando furono arrestati con l’accusa di avere nascosto nelle celle frigorifere un carico di pesce rubato dagli uomini della famiglia mafiosa di corso Calatafimi. Nel 2002 arrivarono nuovi guai: Vetrano tornò in cella perché ritenuto responsabile di avere rapinato una carico di pesce congelato. Della banda avrebbero fatto parte, ancora una volta, soggetti organici a Cosa Nostra.

Vicino ai boss

Nel 2005, il suo nome saltò fuori nell’inchiesta che portò in cella Benedetto Graviano e Cesare Lupo di Brancaccio. Vetrano veniva indicato come “vicino” all’organizzazione mafiosa. L’imprenditore, per la verità, ha anche acquisito la veste ufficiale di vittima del racket. Ammise, infatti, di avere ricevuto una richiesta estorsiva di 500 mila euro. Ammissioni che contribuirono all’arresto e alle condanne di quattro persone. Tra queste c’era Gianfranco Puccio, compagno di giochi, da ragazzo, di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capo dei capi. Puccio chiese 500 mila euro a Vetrano, che era suo cugino, il quale doveva essere punito per avere denunciato una precedente estorsione. La richiesta fu registrata grazie a un’intercettazione ambientale e fu poi lo stesso Vetrano ad ammettere di aver subito pressioni.

Vetrano sparò al rivale in amore

I suoi trascorsi giudiziari gli erano costati un avviso orale del questore che nel 2012 lo aveva invitato a cambiare stile di vita. Un avviso andato in frantumi quando Vetrano nel 2012 finì in carcere. Aveva sparato a Giuseppe Toia, titolare della concessionaria Isolauto, ferito gravemente a Isola delle Femmine. Toia da qualche tempo frequentava una ragazza che, evidentemente, piaceva anche a Vetrano.

Per questo reato Vetrano ha finito di scontare una condanna a sei anni e prima dell’inizio del processo risarcì Toia con duecento mila euro. Vetrano si piazzò sotto casa della ragazza. Quando vide Toia che la stava accompagnando al portone si avvicinò e fece fuoco. Il caso volle che sul posto transitava il titolare del ristorante Charmant, il quale chiamò i soccorsi. Trasportato all’ospedale Cervello, Toia venne sottoposto a un delicato intervento chirurgico. “È vivo per miracolo”, dissero i medici.


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