PALERMO – Mario Di Ferro ha confessato, ma nega di essere uno spacciatore. Ha fatto il favore di trovare cocaina ad alcuni amici, fra cui Gianfranco Miccichè, mai in cambio di soldi. È durato poco poco più di un’ora l’interrogatorio del ristoratore accusato di avere ceduto cocaina ad alcuni clienti selezionati del ristorante che gestiva in via Libertà.
Ammissioni piene che confermano gli episodi ricostruiti dalla Procura di Palermo e dagli agenti della squadra mobile che hanno filmato le cessioni di droga a Di Ferro da parte dei fratelli Gioacchino e Salvatore Salamone.
L’interrogatorio era cominciato a metà mattinata davanti al gip Antonella Consiglio. Di Ferro, che è agli arresti domiciliari, è entrato al palazzo di giustizia in compagnia del suo legale, l’avvocato Gallina Montana.
Nella lista dei clienti del ristoratore, secondo l’accusa, c’era anche l’ex senatore di Forza Italia Micciché, che non è indagato e che è stato sentito come testimone. Dall’indagine è emerso che l’ex presidente dell’Ars più volte – una trentina circa – sarebbe andato a prendere la cocaina nel locale di Di Ferro.
Ad acquistare la droga anche Gianfranco Migliorisi ex componente dello staff del presidente dell’Assemblea regionale Gaetano Galvagno che, come Micciché, avrebbe utilizzato un’auto blu per recarsi a Villa Zito.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio, Di Ferro ha smentito con forza l’accusa di essere uno spacciatore. Ha spiegato di avere consumato droga e di avere recuperato le dosi anche per altre persone. “Solo per fare una cortesia ad alcuni amici”, ha detto. Nessun guadagno, dunque. Si frequentavano e si scambiavano il favore. Sempre e solo per amicizia.
Di Ferro ha smentito il contenuto di alcune intercettazioni in cui si parlava di soldi, fornendo una spiegazione alternativa. Il ristoratore ha conosciuto i fratelli Salamone, suoi fornitori di droga, tanti anni fa quando erano vicini di casa. Infine il ristoratore ha precisato di avere avviato un percorso terapeutico per liberarsi dalla droga. Ne ha fatto uso giornaliero a lungo, dopo gli ultimi guai giudiziari ha deciso di dire basta. Circostanza certificata da alcuni esami a cui si è sottoposto.