28 Luglio 2022, 11:05
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PALERMO – L’azienda lo ha licenziato, ma ora deve reintegrarlo. Un lavoratore di Almaviva vince la causa. La sentenza è della Corte di appello per le controversie di lavoro, presieduta da Cinzia Alcamo.
L’Inps gli aveva prima riconosciuto il diritto di beneficiare della legge 104 per assistere i componenti del nucleo familiare, ma poi aveva messo un paletto. Dal novembre 2018 e per quattro mesi l’uomo aveva goduto di un congedo straordinario per prendersi cura della madre che si era procurato delle gravi fratture.
Al suo rientro in servizio, e senza alcun avviso precedente, Almaviva lo aveva licenziato. Riteneva, e l’Inps aveva inizialmente avallato l’interpretazione, che l’assenza fosse ingiustificata.
In primo grado il Tribunale aveva dato ragione all’azienda. Ora il verdetto è stato ribaltato. La Corte d’Appello ha disposto quindi la reintegra del dipendente, il pagamento dei salari arretrati e delle spese legali sostenute dal dipendente del call center, assistito dall’avvocato Francesco Paolo Rubino.
Nella motivazione i giudici scrivono che “avendo goduto legittimamente ed in assoluta buona fede del permesso, contestato dalla società a distanza di due anni, il lavoratore, la cui condotta è priva di rilievo disciplinare, ha il diritto ad essere reintegrato nel posto di lavoro, non sussistendo il fatto contestato, in applicazione del regime di tutela previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”.
La legge 104 recita al comma 5 bis dell’articolo 42 che il congedo “non può superare la durata complessiva di due anni per ciascuna persona portatrice di handicap e nell’arco della vita lavorativa”.
Dunque nel caso di specie i giorni di congedo per assistere il fratello non andavano sommati a quelli necessari per occuparsi della madre.
Lo scorso gennaio il lavoratore aveva già vinto la causa in Tribunale contro il diniego dell’Inps al congedo. Ora in appello i giudici hanno annulla il licenziamento disciplinare del 2020.
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28 Luglio 2022, 11:05