PALERMO – Si chiama sequestro conservativo. L’Azienda sanitaria di Palermo ha ottenuto, ieri, dal tribunale civile il blocco dei beni, mobili e immobili, conti correnti e depositi bancari, di Fabio Damiani, l’ex manager della sanità.
Damiani è stato condannato in primo grado a sei anni e mezzo di carcere e al pagamento di un milione e 88 mila euro per i danni provocati all’Asp di Palermo. L’ex responsabile della Centrale unica di committenza per gli appalti della Regione siciliana avrebbe pilotato, in cambio di tangenti, anche alcune gare dell’Asp di Palermo. Il processo è quello nato dall’inchiesta “Sorella sanità” coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. “Sorella” era il soprannome che gli indagati, intercettati dai finanzieri, avevano attribuito all’ex manager.
L’Asp si è rivolta al Tribunale sostenendo di avere motivo di temere “la perdita delle garanzie patrimoniali per l’adempimento della obbligazione di pagamento e quindi del diritto di credito vantato nei confronti del Damiani poiché quest’ultimo non disponeva di alcun reddito da lavoro”. Nel maggio scorso ha anche venduto l’unico immobile di cui era proprietario.
Insomma, secondo l’Asp ci sarebbe il rischio di non intascare i soldi che gli spetterebbero qualora la sentenza divenisse definitiva. Il processo di appello è ancora in corso. Damiani ha anche confessato, seppure sminuendo il suo ruolo.
Il giudice Maura Cannella ha dato ragione all’azienda sanitaria di Palermo. Beni bloccati fino a raggiungere il milione e 88 mila euro. A processo definito si dovrà tenere conto, però, del credito che vanta Damiani: 154 mila euro di Tfr.
L’ex manager ha provato a resistere puntando sul fatto che la sentenza penale non è ancora definitiva. Il Tribunale gli ha dato torto. Il pericolo paventato dall’Asp è concreto. Da qui il sequestro conservativo.