PALERMO – I mastelliani siciliani scaldano i motori e mettono mano all’organigramma in vista della partita delle amministrative e di quella delle regionali. L’avvocato Giovanni Di Trapani nominato coordinatore regionale di “Noi di Centro” fa il punto sullo stato dell’arte del centrodestra siciliano. Dalla confusione che regna sovrana a Palermo città passando per la tenuta della coalizione in vista delle prossime regionali, Di Trapani spiega i contorni del progetto di Clemente Mastella: creare una federazione centrista in stile Margherita 2.0. Scopo dichiarato: ridare dignità ai partiti.
Di Trapani, partiamo da Palermo: il centrodestra presenta una pletora di potenziali candidati, riuscirete a fare sintesi?
Ci sono sicuramente due scenari. Il primo è quello che si va a delle primarie di fatto. Si candidano tutti, ciascuno con il proprio movimento, e chi prende più voti sarà poi il vero candidato sindaco attorno a cui si formerà la vera coalizione di centrodestra.
Primarie alla maniera del centrosinistra?
Primarie di fatto, tutti si candidano e chi va al ballottaggio diventa il candidato di tutto il centrodestra. E questo è il primo scenario. Il secondo è quello che vuole incrociare il voto di Palermo con quello regionale: l’operazione è un po’ più complessa.
Quanto pesa il livello nazionale sulle scelte locali?
Pesa nella misura in cui tutti i partiti sono in crisi e lo hanno dimostrato in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica. I partiti devono riprendersi la scena recuperando il loro ruolo e la loro autorevolezza. Il leaderismo dei partiti leggeri è in crisi. I partiti non riescono più a indirizzare i loro dirigenti e tutto questo si riflette anche sul livello comunale. Il problema è questo. “Noi di Centro” nasce per questo motivo. Oggi le formazioni politiche prendono decisioni seguendo la logica dell’algoritmo seguendo quello che la gente vuole e senza una visione. Come dicevano i latini “non agit sed agitur”. Le faccio un esempio.
Prego.
Io sono cresciuto nella giovanile della Democrazia Cristiana: c’erano diverse anime. In Sicilia avevamo Mannino e Mattarella ad esempio. Oggi i leader non riescono a governare i loro partiti come dimostra il caso palermitano. Ci sono più candidati che elettori, per dirla con una battuta.
E’ tramontata l’idea di Mastella di creare un nuovo partito di centro che sani la ferita della diaspora democristiana?
Come dice bene l’idea di Mastella è quella di creare una federazione, una sorta di Margherita 2.0. al passo con la politica di oggi. Intanto, andiamo avanti con il nostro partito e vediamo che accade.
A Palermo che farete?
Vista la situazione siamo costretti ad aspettare. In settimana vedrò i rappresentati di tutti i partiti centristi, la nuova Dc di Cuffaro e Noi con L’Italia di Saverio Romano, per capire il da farsi. Noi non proponiamo un altro candidato sindaco per non affollare ulteriormente la scena. Se invece si decide di incrociare la partita palermitana e messinese con quella regionale arriverà qualche segnale da Roma. Siamo davanti a questo bivio. Anche la candidatura di Cascio non mi sembra una candidatura che va nella direzione di mettere insieme il livello regionale e quello comunale. Lo dico al netto della stima che provo per lui, ma non sembra rientrare in un quadro che tiene insieme il livello locale e quello regionale.
A proposito di Regione. Favorevole al Musumeci bis?
Non vedo perché Musumeci non dovrebbe ricandidarsi come hanno fatto i suoi predecessori. Inoltre, ha lavorato bene nonostante la pesante eredità del fallimentare governo Crocetta. Musumeci ha il diritto di ricandidarsi, ovviamente in un contesto in cui si ricompone tutta la coalizione di centrodestra.