Da non idoneo a direttore sanitario | Noto, i retroscena del siluramento - Live Sicilia

Da non idoneo a direttore sanitario | Noto, i retroscena del siluramento

L'ex direttore sanitario dell'Asp, Giuseppe Noto

La Procura della Repubblica indaga da tempo sul direttore sanitario dell'Asp 6 licenziato perché non ha i titoli. Una commissione dell'assessorato regionale lo aveva escluso dall'albo degli idonei, ma poi arrivò "un invito" a inserirlo.

PALERMO – Il dottore Giuseppe Noto dichiarò di avere titoli che non possedeva, ma qualcuno quei titoli li valutò positivamente e diede il via alla sua progressione in carriera. Eppure all’inizio, nel 2009, risultò “non idoneo”. Attorno a questo ruota un’inchiesta della Procura della Repubblica.

Il siluramento del direttore sanitario dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo è solo l’ultimo atto di una vicenda complicata ancora tutta da ricostruire. Nelle carte dell’inchiesta, però, emerge che qualcuno ha già fornito agli investigatori spunti su cui lavorare per cercare le responsabilità di una nomina che non poteva avvenire.

Innanzitutto oggi sappiamo che la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine prima che Noto venisse scaricato. L’anno scorso i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, delegati dai pm, hanno raccolto alcune testimonianze che oggi vanno incrociate con le recentissime audizioni in commissione Sanità all’Ars.

Il 21 marzo 2014 i carabinieri convocano Giuseppe Sgroi, dirigente dell’area Affari giuridici dell’assessorato alla Salute e componente della Commissione esaminatrice che, nel 2009, stabilì l’elenco degli idonei da cui pescare i nuovi direttori sanitari siciliani. È l’albo dove fu inserito, ora si scopre senza averne diritto, anche Giuseppe Noto. È l’albo da cui l’ex direttore sarà presto cancellato come ha annunciato l’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi che ha anche ordinato verifiche a tappeto sulle nomine di tutti gli altri direttori sanitari e amministrativi della aziende sanitarie dell’Isola. “Bene fa l’assessore Gucciardi ad avviare una verifica a 360° sui già nominati direttori amministrativi e sanitari – spiega Angelo Collodoro del Cimo -. Evidentemente ai suoi predecessori Russo e Borsellino non ebbero la doverosa sensibilità sul problema nomine. Noto non è un caso isolato. Ed anche su qualche direttore generale si dovrà fare luce”.

Requisito necessario per entrare a fare parte dell’albo è l’avere ricoperto per cinque anni un incarico di dirigente di struttura complessa. Sgroi, sentito dagli inquirenti nell’ambito di un”indagine per diffamazione, spiega che in un primo momento la commissione aveva ritenuto Noto “non in possesso del requisito quinquennale di direzione di struttura complessa e pertanto non idoneo”. Dunque, in prima battuta Noto viene bocciato, solo che “successivamente – prosegue Sgroi – avendo la commissione ricevuto specifica disposizione del dirigente generale del Dipartimento pianificazione strategica dell’assessorato alla Sanità di considerare complesse anche quelle strutture (e cioè quelle inserite nel curriculum da Noto ndr) per le quali i candidati non avevano specificatamente indicato la natura (complessa o semplice), a quel punto la commissione ha espresso giudizio di idoneità nei confronti del dottore Noto”.

Pochi giorni fa Sgroi ripete il concetto davanti alla commissione Salute dell’Ars che lo convoca in seguito alla denuncia del battagliero sindacato Cimo che ha sollevato il caso Noto, seguito dai 5Stelle che presentano un’interrogazione parlamentare. “Per onestà devo dire che in prima battuta la commissione esaminatrice qualche dubbio lo aveva – ribadisce Sgroi davanti ai membri del Parlamento siciliano – perché Noto non precisò se quelle strutture erano complesse o semplici, poi la commissione di cui facevo parte ricevette un invito del direttore generale di attenersi alla dichiarazioni sostitutiva. All’epoca il problema non si poneva per Noto, ma in generale, il ragionamento che si fece in assessorato, in particolare dal dottore Guizzardi (Maurizio Guizzardi era il direttore generale del Dipartimento ndr) e dall’assessore Russo (Massimo Russo, allora assessore regionale alla Salute ndr), fu quello comunque di attenersi ad una procedura basata esclusivamente sulla presentazione della dichiarazione sostitutiva del candidato”. In pratica, sarebbe stato un invito a prendere per buono quanto dichiarato da Noto che fu così inserito fra gli idonei, nonostante gli iniziali dubbi che Sgroi si è sentito in dovere, “per onestà”, di manifestare prima ai carabinieri e poi ai deputati regionali.

Il resto è storia recente. Due giorni fa Il manager Antonio Candela, pure lui è stato sentito come persona informata sui fatti dai carabinieri, dà il benservito a Noto perché “è venuto meno il rapporto fiduciario in ordine a gravi emergenze non in precedenza conosciute dal direttore generale e sulle quali non si può ovviamente riferire per non violare la segretezza di indagini in corso”. Al suo posto nomina Loredana Curcurù.

Noto fu scelto per la prima volta nel 2013 dal commissario dell’Asp Adalberto Battaglia, che prese il posto del defenestrato Salvatore Cirignotta, oggi processato con l’accusa di avere pilotato una gara milionaria per la fornitura di pannoloni. Candela, che sotto le reggenze Cirignotta e Battaglia era direttore amministrativo, gli sarebbe succeduto pochi mesi dopo, confermando l’incarico del direttore sanitario. Delibere e decreti alla mano il regolamento vuole che sia l’assessorato, tramite la commissione esaminatrice, a valutare l’”esistenza” dei titoli dei direttori sanitari. Ai manager spetta, invece, la verifica del “possesso” e cioè un controllo di carattere formale e non sostanziale degli stessi titoli. E qui si innesta un altro giallo da chiarire perché gli incarichi inseriti da Noto nel curriculum e oggi “bocciati” fanno riferimento ad atti aziendali e note interne firmati dagli allora manager dell’Asp 6 Guido Catalano e Salvatore Iacolino. Documentazione che, pur essendo stata respinta dall’assessorato, fu valutata positivamente dall’ufficio personale.


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