I traffici di droga e il dito mozzato: 20 condanne a Palermo

I traffici di droga e il dito mozzato per punizione: 20 condanne a Palermo

Affari nelle piazze di Villagrazia, Falsomiele e Guadagna, e a Marsala

PALERMO – Arriva una sfilza di condanne per lo spaccio di droga nelle piazze dei rioni Villagrazia, Falsomiele e Guadagna di Palermo. Un canale di rifornimento arrivava fino a Marsala. Gli stupefacenti – cocaina e hashish – sarebbero stati comprati in Calabria e Lombardia e trasportati da corrieri al volante di auto o furgoni.

Un anno fa il blitz della squadra mobile con 25 arresti, oggi il verdetto in abbreviato emesso dal giudice per l’udienza preliminare Carmen Salustro. Uno degli arrestati subì una violenta ritorsione: gli hanno tagliato il dito di una mano.

Gli imputati e le pene

Queste le condanne: Salvatore Binario 6 anni e 4 mesi (per lui, difeso dall’avvocato Tommaso De Lisi, la pena è meno pesante della richiesta perché è venuto meno un capo di imputazione), Paolo Castelluccio 4 anni, Giancarlo Colletti 4 anni, Giuseppe Davì 9 anni, Salvatore Alessio Ficarra 7 anni, Francesco Genova 7 anni, Silvio La Rocca 6 anni (in continuazione con una precedente condanna, per l’imputato – difeso dall’avvocato Riccardo Bellotta – è caduta l’accusa di associazione a delinquere), Roberto Gritto 3 anni, Giuseppe Lo Muto 10 anni, Salvatore Luisi 7 anni, Antonino Mercurio 2 anni, Manuel Monorchio 4 anni e 4 mesi, Salvatore Patti 5 anni e 8 mesi, Vito Parrinello 5 anni e 8 mesi, Guido Riccardi 2 anni,Gioacchino Salamone 8 anni, Salvatore Salamone 8 anni, Antonio Scarantino 9 anni, Domenico Scarantino 3 anni (difeso dall’avvocato Antonio Turrisi, la richiesta di pena era molto più pesante ma è caduta l’accusa di avere fatto parte dell’associazione), Giovanni Torino 8 anni.

La famiglia Scarantino e gli affari della droga

Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia, a spartirsi le piazze della droga sarebbero state due organizzazioni. Un ruolo egemone avrebbe avuto la famiglia Scarantino, che gode da sempre del prestigio legato alla parentela con il boss Salvatore Profeta, deceduto nel 2018, capo della famiglia di Santa Maria di Gesù. Un prestigio mai scalfito dalla parentele con Vincenzo Scarantino, uno dei falsi pentiti della strage di via D’Amelio. Tra le voci più autorevoli ci sarebbe stata quella di Gabriele Scarantino (nella foto) che viene giudicato con il rito ordinario.

La finta rapina e la punizione

Nel corso delle indagini emerse la storia di una finta rapina, inscenata per fare sparire 180 mila euro che servivano per pagare una fornitura di droga, a cui seguì una macabra ritorsione. Il calabrese Pasquale Cianella sarebbe stato rapito a Gallico, in provincia di Reggio Calabria, e condotto al cospetto di altri due calabresi convolti nel blitz, Manuel Monorchio e Mariano Domenico Corso.

Cianella sarebbe stato legato e imbavagliato in una stalla. Gli tagliarono il dito di una mano con un’accetta e minacciarono di dare il suo corpo in pasto ai maiali se non avesse restituito il denaro.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dei sostituti Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli, fece emergere il ruolo dei fratelli Salvatore e Gioachino Salamone. Personaggi già noti alle forze dell’ordine, ora di nuovo nei guai giudiziari. Erano i fornitori della cocaina “ordinata” dallo chef Mario Di Ferro per amici e clienti facoltosi.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI