PALERMO – Salvatore e Carmela Manto, padre e figlia, sono gli ultimi due a finire sotto inchiesta. La donna è ai domiciliari, l’uomo ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nella loro casa, alla Vucciria, i carabinieri hanno trovato mezzo chilo di cocaina.
Un episodio che conferma la centralità della piazza di spaccio nel cuore del vecchio mercato palermitano. Fino a qualche settimana fa a gestire la piazza, secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia, sarebbe stato Leonardo Marino, arrestato nel blitz denominato “Vento”. E cioè l’operazione che ha fatto emergere il ruolo di Giuseppe Incontrera fino al giorno del suo omicidio alla Zisa.
Era un boss del mandamento di Porta Nuova. Si muoveva al fianco del consuocero Giuseppe Di Giovanni, arrestato con l’accusa di avere preso in mano le redini del mandamento un tempo guidato dai fratelli Gregorio e Tommaso.
Marino, ritenuto uomo d’onore, avrebbe gestito la piazza della Vucciria che ricade sotto il controllo della famiglia di Palermo centro, mandamento di Porta Nuova. La contabilità veniva scritta su un biglietto. Ad ogni tot di merce consegnata doveva corrispondere una cifra ben precisa alla voce entrate. Una volta i conti non tornarono e Incontrera diceva a Marino “non puoi più sgarrarre perché facciamo tombola”.
Marino aveva preso il posto di Giorgio e Antonino Stassi, padre e figlio. Il giorno in cui Stassi uscì dal carcere per tornare a gestire lo spaccio avrebbe dovuto versare “1.500 alla settimana” a Di Giovanni. Che era la stessa cifra pagata da Roberto Verdone, pure lui arrestato.
“Io per Porta Nuova mi faccio ammazzare”, diceva Antonino Srassi. I protagonisti del controllo militare della piazza sono stati arrestati dai carabinieri. La macchina della droga, però, non si è fermata. Lo dimostra la vicenda che vede convolti i Manto, padre e figlia. Sarebbero gli ultimi anelli di una catena che inizia molto più in alto di loro.
Gli stupefacenti sono la principale fonte di guadagno per le famiglie mafiose. Dove ci sono i soldi ecco le tensioni. Come quella che hanno portato all’omicidio di Emanuele Burgio (guarda il video), assassinato a pochi metri dalla casa dei Manto (“Pistola in pugno e caccia al figlio del boss ucciso”).