Palermo, due ore a Ballarò tra 'zombie' e 'spaccini'

Palermo, due ore a Ballarò tra ‘zombie’ e ‘spaccini’

Il crack. I giovani morti. Quelli che lottano. Siamo andati a vedere. Con Fausto Melluso.
IL REPORTAGE
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(Roberto Puglisi) La ragazza senza gli occhi, gli occhi, li ha. Ma è come se non li avesse. Ti guarda. Ma è come se non ti guardasse. Perché il suo sguardo è puntato all’interno di se stessa, in una terra che tu non vedi, nell’epicentro del suo immenso dolore. Passiamo in mezzo a una scalinata lercia, nel cuore di Ballarò, dove alcuni ragazzi sulla trentina stanno fumando il crack, riconoscibile dall’odore. Lei risponde a stento al saluto del nostro Virgilio, la guida nel viaggio di una mattina tra i gironi infernali di zombie e spaccini. Il suo ‘buongiorno’ è appena biascicato, incomprensibile. La ragazza senza occhi torna alla droga, mentre noi andiamo via.

L’impero della mafia

Il compagno di traversata è Fausto Melluso, già consigliere comunale, giovane uomo di sinistra, di quella sinistra che per strada ci va davvero, ma, chissà perché, non piace troppo nelle stanze delle segreterie. Con Clara è diventato da poco papà di Irma e tanti, mentre cammina, gli porgono un affettuosissimo augurio. Si parte da ‘Molti Volti’, isola sensibile di persone di buona volontà, l’orologio segna le undici di un venerdì mattina già primaverile. All’ingresso c’è Giuseppe che, grazie al reddito di cittadinanza, si è affittato una casetta e riesce a mangiare. Da quando non dorme più all’addiaccio, i ricoveri in ospedale, dovuti a una salute imperfetta, sono terminati.

Siamo nell’impero della mafia che vende la droga, nella catena di montaggio che provoca vittime, come Giulio Zavatteri e troppi altri. Giulio, appena diciannove anni, è morto di crack, nonostante i disperati tentativi dei familiari di salvarlo. Suo padre, Francesco, ha ingaggiato una battaglia valorosa per realizzare, proprio a Ballarò, una casa di accoglienza a bassa soglia.

Il viaggio tra le rovine

Tra un caffè e un abbraccio, ai tavolini di ‘Molti Volti’, Fausto Melluso racconta. Lui è il leadre dell’Arci Porco Rosso che ha una porta sempre aperta su piazza Casa Professa. “Noi siamo di tutti, qui ci sono le chiavi – dice Fausto -. Rappresentiamo un luogo protetto, anche per i tossicodipendenti che si sentono in pericolo, oppure, semplicemente, vengono qui perché hanno bisogno di usare il gabinetto. Siamo accoglienti e non ci rassegniamo ad aspettare l’inevitabile per una umanità emarginata”.

Una camminata tra le bancarelle del mercato. La musica schizza a tutto volume nel cielo di Palermo. Si ascoltano specialmente vecchi successi degli anni Ottanta. Le strade sono ricolme di sporcizia e regna ovunque la signoria dell’abbandono. E’ la maledizione, stratificata negli anni, del folclore. Che rende attraenti e commerciabili, per il turismo, le rovine.

Eccola, sopra quella scalinata lercia, la ragazza senza occhi. Passiamo e nessuno muove un muscolo. Come se fosse normale sballarsi di crack. Come se fosse una catastrofe accettabile. La ragazza senza occhi risponde, con il suo sguardo assente, biascicando un saluto. Passiamo oltre, come se avessimo trapassato un cumulo di invisibilità, un banco di nebbiolina.

Spacciatori e vittime

“La droga è democratica – spiega Fausto, che intervalla parole e passi -. Tra i tossicodipendenti trovi l’immigrato clandestino e il figlio di famiglia risucchiato da Ballarò”. Il pensiero corre a Giulio Zavatteri: “Il suo papà ha avuto una grande forza nel parlarne. C’è uno stigma che le famiglie si portano dietro, spesso in silenzio”.

E gli spacciatori? Chi sono gli spacciatori? “Soprattutto consumatori che spacciano per consumare a loro volta e coprono sempre le stesse piazze: le ultime ruote del carro. Nessuno che comanda qualcosa scende da casa per vendere il crack. Chi lo fa, viene sfruttato. La repressione è l’unico approccio che abbiamo visto in questi anni. Le operazioni delle forze dell’ordine servono, ma non possono rappresentare il totale. Senza giustificare nessuno, dobbiamo capire che occorre un approccio pragmatico. Che il discorso moralista aumenta le distanze”.

La roccaforte dei pusher

Eccoci nei dintorni di un ex fabbrica di cannoli chiusa. L’asfalto è ancora ricoperto di lerciume. Ecco un’altra roccaforte di pusher e consumatori. Dalla sommità di un’altra scalinata, uno ‘spaccino’, secondo definizione gergale, ci nota. E si eclissa. Seconda irruzione tra ragazze e ragazzi che fumano e si muovono come gli zombie, gambe e braccia allargate. Sì, proprio come nei film di genere. Automi circondati dall’imperturbabilità.

Nuovo capannello. Occhi senza sguardi. Siamo accanto al murale di un ragazzo morto durante un tentativo di rapina, stando alla cronaca disponibile. Un’ombra si accosta: “Era amico mio, gli volevo bene. Mi ripeteva: ‘stai attento, stai attento’ e mi dava uno schiaffetto dietro la nuca. Voi lo conoscevate, sapete la sua storia?”. Fausto fa segno di sì. L’ombra si congeda con una mano sul cuore, in segno di gratitudine.

A nove anni per strada

Lo spaccio è una risorsa per le famiglie di Ballarò? “L’economia criminale è criminale, ma è anche economia – risponde Fausto Melluso, il nostro Virgilio -. Chi fornisce un’alternativa? Non si giustifica, ripeto, ma si deve comprendere quello che succede. Qui incontri gente che si è confrontata con la necessità di portare soldi a casa a nove, dieci, dodici anni… e si è legata al reddito dello spaccio. Io penso che pure loro siano vittime del sistema mafioso”.

Risaliamo per la via del ritorno, un paio d’ore dopo. I turisti mangiano prelibatezze locali a pochi metri dagli sballati e dalla futura, quanto certa, morte per overdose, scandita dal rintocco di una clessidra immaginaria. Francesco Zavatteri, papà di Giulio, lo ha ricordato: “Chi assume crack, dopo la prima dose, ha due o tre anni in media di sopravvivenza. Le organizzazioni criminali usano i tossicodipendenti per spacciare davanti alle scuole. E ci sono ragazzine di quattordici anni che si prostituiscono per comprarsi le dosi”. La musica schizza in alto nel cielo di Palermo. Su un muro c’è scritto: “Le persone consumano le sostanze e le sostanze consumano le persone”. Viola Valentino, da un improvvisato juke box, canta: “Comprami, io sono in vendita”.

 

Fausto Melluso a Ballarò

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