Finalmente, in questo abbozzo di campagna elettorale ‘condominiale’ (nel senso che c’è quasi un candidato per ogni condominio), ha fatto capolino Palermo. Quasi di striscio, quasi con un profilo furtivo e clandestino, ma è una novità da salutare con favore. Finora si è chiacchierato, soprattutto, di Orlando, di chi sta con chi, delle strategie, delle candidature e mai dell’anima rabberciata di una città. Adesso, la parola ‘Palermo’ è stata introdotta da una risposta dell’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, in una intervista a LiveSicilia.it: “Non neghiamo i problemi e lavoreremo per risolverli. Questa è una città in cammino che aveva tante cose irrisolte, oggi Palermo è molto più vivibile”.
Un momento, prima di sciorinare la consueta e arrabbiata cantilena: Macomeirotoliilciafficopontecorleone, andiamo ad analizzare il contesto. In quella intervista si discute di parecchi aspetti, ma anche, appunto, di mobilità. E c’era, nel solco delle affermazioni, una polemica con Carolina Varchi, candidata di Fratelli d’Italia, circa l’uso più o meno presunto delle automobili ovunque (per chi avesse voglia, si può leggerla, per intero, qui).
E’ dunque lecito porsi una prima domanda, limitata al ‘ciaffico’: perfino oltre la drammatica e imprescindibile vicenda di Ponte Corleone (nella foto), com’è la situazione? Le pedonalizzazioni piacciono? Il tram ha cambiato in meglio l’umore di chi deve spostarsi? L’assetto delle strade è più funzionale rispetto a dieci anni fa? E le piste ciclabili? E i servizi pubblici? Ci sono delle risposte che sembreranno scontate e altre meno, tuttavia il suggerimento è questo: restiamo sulle cose e lasciamo perdere il resto. Si può dire che sia vero (Palermo è più vivibile) o che non sia vero. E, in caso di, sospettiamo, diffuso parere negativo (Palermo non è più vivibile, anzi…), il passo successivo, allargando lo sguardo, sarebbe la domanda: cosa facciamo per cambiarla? Un quesito che si incrocia alla perfezione con le prossime e imminenti elezioni.
Il dibattito sull’Orlandismo – se Leoluca Orlando appaia simpatico o antipatico, se abbia combinato qualcosa di buono, oppure sia stato soltanto ‘l’artefice di un disastro’ – andrebbe progressivamente abbandonato, nel declinare di un regno che, tra qualche mese, non sarà più tale. Il punto che ci interessa è il seguente: Palermo ci piace o non ci piace? Se non ci piace, nei limiti del possibile e delle risorse disponibili, quali azioni sarebbe necessario compiere affinché, almeno, non ci dispiaccia? Una semplice idea di partenza su cui riflettere, diffidando di quelli che sostengono di avere tutte le ragioni dalla loro parte. Davanti allo spettacolo che offre questa città, si scorgono soltanto code chilometriche di torti.