Edilizia a Palermo: 'Il settore si è ripreso ma non crescerà oltre' -Live Sicilia

Palermo, edilizia: “Il settore si è ripreso ma non crescerà oltre”

Il presidente della Cassa edile Giuseppe Puccio spiega luci e ombre dei bonus edilizi e fa un bilancio delle costruzioni nel capoluogo

PALERMO – “Con i bonus edilizi il settore dell’edilizia ha vissuto una ripresa ma non crescerà oltre al livello già raggiunto”. È questa la previsione di Giuseppe Puccio, presidente della Cepima, la cassa edile palermitana e consigliere di Ance Palermo, l’associazione costruttori del capoluogo. La ripresa c’è ma è fragile a causa del poco tempo che le imprese avranno per realizzare le opere. Poi c’è il problema della manodopera e quello delle regole che cambiano a piè sospinto. Un’analisi sul mondo delle costruzioni può consentire quindi di fare il punto e capire qual è lo scenario futuro.

edilizia
Giuseppe Puccio

Puccio non ha dubbi: lo scenario è roseo ma “l’edilizia non diventerà il volano dell’economia come tanti hanno immaginato”. E, se l’affermazione butta acqua ghiacciata sulle aspettative di chi guarda con ottimismo ai tanti cantieri che vengono aperti in città, il presidente della Cepima fornisce numerose ragioni per pensare che, se le regole non cambieranno, il boom non ci sarà. “La prima delle questioni – spiega Puccio – è che il mercato è saturo, sia dal punto di vista delle imprese operanti che dei lavoratori assunti. Abbiamo avuto una crescita seria ma da qualche mese le assunzioni si sono fermate e nel settore lavorano stabilmente circa 10mila persone, con un incremento rispetto all’era ante bonus di circa il 35 per cento. Si è stabilizzato anche il numero delle imprese iscritte in cassa edile e quindi non si può parlare di una nuova impennata di imprese in ingresso”.

Il punto vero però è un altro. “Sembra che lo Stato – afferma Giuseppe Puccio – sta iniziando a fare marcia indietro ponendo numerosi vincoli. Se a questo si somma che l’orizzonte temporale dato alle imprese è brevissimo e già siamo a scadenza, è chiaro che non ci potrà essere un boom del settore. In un così breve periodo – aggiunge – un sistema che era al collasso non potrà mai produrre nuove realtà. Non potrà nemmeno formare nuove professionalità, magari prendendole dal mondo della scuola. L’orizzonte temporale doveva essere di almeno un decennio. Questo avrebbe consentito l’attivazione di una vera dinamica degli investimenti”.

Anche se in città, i cantieri e i ponteggi pullulano per Puccio, inoltre, il fenomeno nasconde luci e ombre. “Dobbiamo stare attenti a non confondere il Superbonus, che è una misura positiva, dal Bonus Facciata al 90 per cento che è stato reso una stortura del sistema. Il bonus 110 – spiega Puccio – riqualifica gli edifici dal punto di vista sismico e dal punto di vista energetico. Il superbonus insomma, contrasta il cambiamento climatico ed evita che, in caso di terremoto, lo Stato debba sopportare i costi altissimi della distruzione delle case. Al di là delle finalità, il bonus facciata, con i minori controlli che lo caratterizzano ha causato la saturazione del sistema”.

Le ombre non sono finite. Secondo i dati della Cepima le denunce di inizio lavori si sono moltiplicate. “Questo comporterà un ricorso a maestranze in nero. Inoltre – sottolinea Puccio – è in atto un processo ancora più grave: alcuni lavori sono stati contrattualizzati e non sono ancora iniziati. Alcune committenze hanno pagato il 10 per cento per non perdere la possibilità di ricorso al bonus facciate al 90 per cento. Siamo sicuri – chiede Puccio – che le imprese riusciranno a concludere questi lavori?” Il dubbio rimane.

A questo si aggiunge, per il presidente della Cepima un ulteriore fattore di blocco: il divieto di plurima cessione. “Un’ultima regola introdotta impedisce la cessione a più operatori del credito d’imposta: alcune imprese – aggiunge Puccio – potrebbero non riuscire a monetizzare i crediti. Probabilmente le più piccole saranno le più svantaggiate. È chiaro che questo è un altro fattore che fermerà la ripresa del settore”.

Poi c’è la questione della legalità nel settore. Al riguardo il costruttore rasserena: “Proprio qualche giorno fa – racconta – ho partecipato al tavolo permanente sulla legalità convocato dal prefetto. La prefettura di Palermo, infatti, sta facendo tanto per essere presidio di legalità nel settore dell’edilizia e di questo ringrazio il prefetto Forlani. All’inizio si temeva che l’odore dei soldi portasse la criminalità a voler mettere le mani sulle risorse del superbonus. Stando a quanto risulta così non è. Il Bonus 110 ha infatti – spiega Puccio – una complessità che rende difficile che ci sia una struttura così organizzata da creare elusioni”.

Fra i temi affrontati con Giuseppe Puccio c’è anche quello del lavoro in nero, degli incidenti sul lavoro e della mancanza di manodopera. Inevitabile parlare di reddito di cittadinanza. “Al tavolo presso la prefettura – racconta il presidente della Cepima – c’è anche il responsabile dei centri per l’impiego che mi ha rimproverato del fatto che da parte delle imprese del settore non arrivano richieste di personale a chi si è detto disponibile a lavorare nel settore. Sicuramente i costruttori possono fare qualcosa per attivare il meccanismo ma dubitiamo che possa funzionare. A ciò si somma che questi lavoratori vanno formati. Siamo sicuri che il tempo c’è, se nel 2023 il superbonus scade nelle forme odierne?”

Intanto gli infortuni sul lavoro sono aumentati. “Eliminare il rischio in un settore come quello dell’edilizia – dice Puccio – purtroppo è davvero complicato. È chiaro che con più lavoratori attivi ci sia un aumento proporzionale. Il primo modo per scongiurare tutto questo però è un altro: che non ci sia lavoro in nero e che i lavoratori siano formati. E questo nel mercato del lavoro regolare viene fatto”.

Infine c’è il problema del caro materiali. A questo riguardo Puccio parla del nuovo prezziario regionale “è riuscito – afferma – a riporre equilibrio nel computo dei prezzi. Inoltre l’Ance ha chiesto alle grandi stazioni appaltanti, anche nazionali, di utilizzare il prezziario regionale della Regione in cui operano piuttosto che con prezziari nazionali. Questo meccanismo dovrebbe agevolare anche una buona dinamica dei lavori pubblici”.

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