PALERMO – Ma quale incontro con il boss, “ero lì per parlare con il genero per cui stavo seguendo una pratica”. Francesco Lombardo respinge l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari Lirio Conti.
I suoi legali, gli avvocati Giovanni Rizzuti e Pasquale Contorno, presentano al Gip l’istanza con cui Salvo Sinagra, così si chiama il genero del boss di Brancaccio, chiedeva al Comune la regolarizzazione della rivendita abusiva di frutta e verdura in corso dei Mille.
Ed è qui che è stato fotografato. Sulla pratica c’è la firma di Lombardo che di mestiere fa il geometra.
E la richiesta del pacchetto di venti voti? Lombardo ammette di averli chiesti, ma sempre a Sinagra che ha un nucleo familiare molto numeroso. Ammette di avere fatto una leggerezza, ma respinge l’accusa di avere siglato un patto con il mafioso, libero per un cavillo nonostante una condanna, annullata, a 20 anni di carcere in primo grado.
Il geometra di Villabate era candidato al Consiglio comunale di Palermo nella lista di Fratelli d’Italia. Per dare forza alla sua difesa spiega che nel corso dell’incontro stava discutendo con Sinagra su come sistemare un magazzino comprato un anno e mezzo fa dove doveva stabilire la sua attività.
Anche Vella, difeso dall’avvocato Tommaso De Lisi, ha respinto l’accusa.