"Me li raccogliete i voti?": patto con il boss a Palermo - FOTO

“Me li raccogliete i voti?”: patto con il boss a Palermo – FOTO

Le intercettazioni, le immagini e le accuse. L'allarme della Procura.

PALERMO- Pochi giorni fa, 28 maggio. In una bancarella di frutta e verdura in corso dei Mille arriva Francesco Lombardo. Fa il geometra e ha deciso di candidarsi alle elezioni comunali di Palermo.
“Me li raccogliete una ventina di voti?”, dice. Il suo interlocutore è Vincenzo Vella, boss di Brancaccio, scarcerato per una questione procedurale. I poliziotti della squadra mobile lo tengono sotto osservazione da quando, l’anno scorso, è tornato libero nonostante una condanna a 20 anni in primo grado. La più pesante inflitta a una quindicina di imputati, tutti liberi. Nel suo caso il giudice parla di lignaggio mafioso datato e risalente nel tempo. Nel suo telefonino la Procura di Palermo ha fatto installare un virus trojan. Vella e Lombardo parlano e i poliziotti registrano. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Bruno Brucoli e Francesca Mazzocco, i contenuti dei dialoghi sono evidenti e bisogna subito intervenire.

“Qualche voto lo prendiamo?”

“Qualche voto qua lo prendiamo?”; “Tu personalmente sì”. È l’inizio del patto elettorale politico-mafioso. Fanno riferimento probabilmente a qualcun altro che si era fatto avanti. “A me non interessa”, dice Lombardo. E Vella: “Sale, prima sale e poi vediamo”. I boss hanno appoggiato qualcun altro? “Emerge con chiarezza — scrive il gip Lirio Conti — che Lombardo si sia rivolto a Vella proprio nella sua veste qualificata di aderente al gruppo criminale”.

Il candidato e il boss

Lombardo conosce bene lo spessore criminale di Vella, già arrestato altre volte in passato. Mostra riverenza. Mette sul piatto la sua disponibilità: “Non mi sono messo sempre a disposizione con voialtri a prescindere della politica?”. Vella lo tranquillizza: “Quelli nostri tutti li prendi”. Lombardo conferma la sua futura disponibilità, stuzzica la fantasia del mafioso: “Se salgo io… io sono in commissione urbanistica, all’urbanistica… Sono all’edilizia privata, hai capito che appena qua c’è un problema io… e tu mi chiami”.
Vella ha bene inteso: “Sì, il suolo pubblico te lo puoi sbrigare?”, dice parlando del suo chiosco.
Lombardo lo incalza: ‘Un voto, Enzo. E poi non vi disturbo più. Un voto è importante perché con un voto s’acchiana, con un voto si scinni… raccogliere venti voti significa cento voti… perché si contano ad uno ad uno. Si contano”. Di voti d’altra parte “ce ne vogliono da mille e trecento a mille e quattro… stiamo lavorando al mercato”. Il boss non aveva dubbi: “Li prendi”.

Lombardo sta facendo una campagna elettorale serrata: “Mi stanno aiutando in tutte le zone di Palermo, tu lo sai… Ovunque, allo Zen”. Con le stesse modalità? “Se non me lo merito non mi aiutate… che poi è interesse pure vostro”, conclude il candidato. Le ultime parole sono di Vella: ‘Problemi non ce ne sono”.
I problemi, quelli giudiziari, sono arrivati ieri con l’arresto eseguito dagli agenti della sezione criminalizzata della Mobile.

L’allarme della Procura

“Sussistono urgentissime esigenze di tutela di beni primari in ragione della prossima competizione elettorale del 12 giugno: in assenza di adeguate misure cautelari l’esercizio del diritto-dovere di voto di una estesa parte dell’elettorato diverrebbe merce di scambio da assoggettare al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso e dunque sottratto al principio democratico”. Così la Procura di Palermo ha motivato al gip la richiesta di arresto di Francesco Lombardo e di Vincenzo Vella.


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