PALERMO – I finanzieri si presentarono in un impianto di carburanti nel rione Villaggio Santa Rosalia, non lontano dall’Università degli studi di Palermo. Sembrava un controllo di routine, ma avrebbe finito per svelare una rete di interessi e affari sporchi che arrivava a Monfalcone, in Friuli, passando da Catania.
Il Tribunale presieduto da Bruno Fasciana ha condannato gli imputati Lucia Monforte (3 anni) Rosario Montagna (Palermo, 2 anni e 9 mesi), Carmelo Munzone (Catania, 3 anni e 3 mesi), Alessandro Primo Tirendi (Gravina di Catania, 3 anni e 3 mesi), Filippo Tirendi (Gravina di Catania, 3 anni), Salvatore Stagno (Palermo, 3 anni e 9 mesi), Nunzio Santi Villari (Palermo, 3 anni), Giuseppe Prassede (Catania, 3 anni e tre mesi).
Assolti nel merito Dario Barone, Cosimo e Giovanni Vernengo (il primo è un boss di Santa Maria di Gesù, per entrambi sono intervenute anche alcune prescrizioni), Cosimo e Marco Frittitta, Luigi Trantino. Non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Eugenio Barbarino, Carmelo Cancellieri, Natale Di Cristina, Salvatore Cardinale, Carmelo Genovese, Francesco Rovetto.
Secondo l’accusa, esisteva un giro di fatture false emesse da società di comodo per abbattere le tasse ed anche un canale per esportare olio dall’Albania. In più in alcune pompe di benzina le colonnine sarebbero state taroccate per truffare i clienti. Nei serbatoi sarebbe finito l’8 per cento in meno di quanto si leggeva nella colonnina digitale.