E pensare che glielo stavamo scrivendo un sms a Giulio Migliaccio. “Oggi segni”. Hai visto mai porta sfiga? Niente messaggino. Ci accontentiamo di un voto silente, di un pronostico inespresso e di una felicità immensa. Sì. La città canta e balla sulla pista verde del “Barbera”. Balla con le sue anime sul prato e con i corpi sulle tribune dello stadio. Il Palermo conquista la finale romana di Coppa Italia, dopo una partita brutta e gloriosa. Esorcismo -ancora uno – al Diavolo. Sia benedetta la memoria di Renzo Barbera e arrivederci a Roma. Palermo distilla il fiore più dolce da una gara rude, senza fronzoli. Migliaccio e Bovo marchiano la storia, secondo i desideri e la profezia di Rossi. Il resto è cronaca.
Al primo minuto, già un movimento sussultorio in area rosanero. Il lieve Robinho, scatta in fuorigioco. Incolla al garretto un pallone da canzone di De Gregori (prese un pallone che sembrava stregato). Il tiro ricorda Drupi. Fuori e respiro di sollievo. La gara è noiosetta. Il Palermo presidia il suo mezzocampo. Aquah ha il compito di ombra di Seedorf. A Rossi va bene così, finché Fort Sirigu regge. I rossoneri sprizzano eleganza da ogni movenza. Clarence è un primo ballerino da Bolscioi. Pirlo disegna lanci e lampi col goniometro. Però non fa male. I ragazzi di Rossi sono troppo rincantucciati. Il francese rossonero incocca un tiro cross da destra. Palo. Le occasioni del Diavolo si spengono al quarto d’ora. Non ce ne saranno più nella prima porzione. Ma il Palermo non sa ripartire. Pastore è impalpabile. Hernandez è disinnescato dall’assenza di munizioni. Ilicic inciampa in se stesso e nelle sue inquietudini. Una volta arriva sul fondo e sbaglia un assist facile facile. Il “Barbera” muggisce di rabbia repressa. Poi si alza il grido: “Pa-le-rmo, Pa-le.rmo”. La morale del primo tempo è solare. I rosa stentano a difendersi, non sono vocati alla trincea, preferiscono liberare la falcata, attaccando. Dunque, il copione non è adatto. Il Milan si specchia nella sua delicatezza. Non morde come dovrebbe. A dieci minuti dal quarantacinquesimo, Delio toglie il centrocampista d’ebano e inserisce Bacinovic, in cerca probabile di fosforo. Intervallo.
Secondo tempo dall’inizio complicato. Sembra una disfida alla play station tra due giocatori scarsi. Allegri insiste nell’errore centrale. I gemelli Andrea e Clarence sono belli da vedersi per gli esteti. Tuttavia hanno la velocità di una tartaruga pacata e lenta. Al sessantaduesimo scocca l’ora di Giulio, una medaglia al valore e al sudore. Incornata su traversone e gol. Siamo con un piede in Paradiso. Dieci minuti ancora e il destino si compie. L’abulico Ilicic azzecca tunnel, ritmo dei polmoni e cavalcata. Van Bommel lo sega in area. Rocchi concede il rigore e l’espulsione dopo un nano-secondo di esitazione. Bovo spiazza Abbiati. Un minuto dopo Cesarone colto da feroce raptus fa male a Pato. Rosso inemendabile. Dieci contro dieci. Allegri tenta la carta Cassano dopo Ibra redivivo. Pinilla rinforza il nerbo rosa. Lo svedese targato rossonero coglie un doppio palo a Tore Sirigu battuto. Il poker della sorte è servito.
Il Diavolo ringhia di impotenza e non c’è nemmeno il Ringhio titolare. Migliaccio si raddoppia, si triplica, si moltiplica. E finisce con le braccia al cielo, nonostante il golletto di Ibra. Un sms alla gioia. Un grido. Una lacrima. Addio Diavolo, torna nel tuo inferno dorato. Ciao Renzo, accompagnaci in Paradiso.
Tabellino e pagelle Ansa
Palermo: Sirigu 6, Cassani 6, Goian 7.5, Bovo 6, Balzaretti 7, Migliaccio 8, Acquah 5.5 (34′ pt Bacinovic 6), Nocerino 6.5, Ilicic 6.5, Pastore 7 (31′ st Munoz sv), Hernandez 6 (38′ st Pinilla Ferrera sv). (99 Benussi, 36 Darmian, 11 Liverani, 10 Miccoli). All.: D. Rossi 8.
Milan: Abbiati 6, Abate 6.5, Thiago Silva 6.5, Nesta 6 (35′ st Cassano sv), Antonini 6 (46′ pt Bonera 5.5), Flamini 6, Van Bommel 5.5, Pirlo 6.5, Seedorf 6 (20′ st Ibrahimovic 6.5), Robinho 5.5, Pato 5. (1 Amelia, 76 Yepes, 23 Ambrosini, 27 Boateng). All.: Allegri 6. Arbitro: Rocchi di Firenze 6. Reti: nel st 18′ Migliaccio, 28′ Bovo rigore, 49′ Ibrahimovic.