PALERMO – Rieccoli. Ancora una volta, quando si parla di droga a Palermo, salta fuori la famiglia Fascella. Nella nuova inchiesta della Direzione distrettuale antimafia il ruolo è presunto. In passato, invece, è stato cristallizzato in più sentenze.
Guadagna, mandamento Santa Maria del Gesù
Il rione Guadagna, mandamento mafioso di Santa Maria del Gesù, è da sempre al centro del business degli stupefacenti. Lo dimostra il susseguirsi delle indagini. L’ultima indagine, prima di quella odierna, era iniziata nel 2014. Allora la droga arrivava da Napoli e Milano sotto l’egida di due gruppi criminali. Da un lato Francesco Ciccio Fascella, classe 1938, uomo d’onore e un tempo capo della famiglia mafiosa della Guadagna, e i figli Filippo e Giuseppe. Dall’altro, i fratelli gemelli Giuseppe e Pietro Fascella, nipoti di Ciccio e cioè coloro che stamani sono tornati in carcere.
Dei Fascella si parlava già nel 2008. In un decennio, conti alla mano, erano stati sequestrati oltre due quintali di stupefacenti. A svelare i segreti era stato un uomo del clan, Antonio Guida, divenuto collaboratore di giustizia.
Il pentito
Il racconto di Guida partiva dal 2001 quando si interruppero i suoi rapporti, iniziati nel ’96, con Ciccio Fascella e Giuseppe Fascella (classe 1971). Guida era rimasto scosso dall’omicidio di Paolo Pizzo, suo amico e pusher della Guadagna. Allora capì che era ai Fascella che bisognava rivolgersi per comprare la droga. Erano pieni di soldi e avevano monopolizzato il mercato. Senza scomporsi più di tanto misero un milione di euro sul piatto di Giovanni Senapa della Kalsa per assicurarsi dieci chili di cocaina.
La parentesi carceraria di Guida interruppe i contatti con i Fascella. Solo momentaneamente, però. Ripresero nel 2006, anno della sua scarcerazione. E ancora una volta è dai Fascella che bussò per rifornirsi. Comprava un chilo di cocaina al mese per 50 mila euro e lo rivendeva 60 euro al grammo.
Venne il giorno in cui Guida si mise in affari per l’eroina con un altro Fascella, Filippo. La droga arrivava da Napoli e veniva trasportata in Sicilia a bordo di una Mercedes classe B. Poi, una volta a Palermo l’eroina – tre chili comprati 105 mila euro – vennero conservati in una stalla a pochi passi dal cimitero di Santo Spirito.
Il banco saltò quando i poliziotti fecero irruzione in un magazzino di salita Mezzagno, c’erano dodici chili di cocaina, due di eroina e 128 chilogrammi di hashish. Non è tutto perché gli uomini della Mobile trovarono pure la contabilità dei traffici: “Fascella 5.000.000; Fascella 4.000.000”. Erano i soldi, i milioni di euro, che i Fascella avrebbero dovuto incassare per la consegna dello stupefacente.
Fuori dalla mafia
I Fascella sono da sempre i signori della droga alla Guadagna, nonostante una macchia. Francesco Fascella, infatti, era stato rimosso dalla famiglia. Che fosse stato spodestato lo sapevano tutti. Persino la moglie di uno spacciatore che nella sala colloqui del carcere, già nel 2008, spiegava al marito che ormai al comando c’erano “persone che sono uscite di galera… sono uscite persone grandi… grandi… grandi”. In un successivo colloquio la donna era ancora più esplicita: “Vero è, pure tuo fratello me lo ha detto… quello che ti ho detto… chi ti ho detto?… Calascibetta…”.
Fascella, dunque, avrebbe lasciato lo scettro a Peppuccio Calascibetta. Era quest’ultimo l’uomo “grande” tornato alla guida non solo della famiglia della Guadagna, ma dell’intero mandamento di Santa Maria Del Gesù. Tre anni dopo lo avrebbero crivellato di colpi. Nel 2008, all’epoca dell’intercettazione in carcere confluita nel fascicolo sui Fascella, era lui l’uomo forte che tolse lo scettro ai Fascella: “… ci andò con suo figlio Giuseppe – diceva una donna intercettata – hanno fatto entrare a lui, al vecchio e a lui hanno detto ma tu chi sei? Dice il figlio… tu non ci servi a noi, fuori, e gli hanno chiuso la porta in faccia”.
Affari e tensioni
Il perché Ciccio Fascella si sarebbe meritato un simile trattamento è rimasto un tema irrisolto. Non sempre gli affari filavano lisci. Lo ricordava bene Andrea Bonaccorso, collaboratore di giustizia del clan di San Lorenzo: “Nel 2005 Fabio Chiovaro della Noce aveva bisogno di 200 o 300 grammi di cocaina e si rivolse a me che ne parlai con Ciccio Fascella. All’appuntamento venne Filippo che mi portò mi pare 100 o 200 grammi di cocaina. Chiovaro, dopo quattro giorni mi disse che aveva ceduto la droga a un tale di Partinico che l’aveva restituita in quanto di scarsa qualità. Poi so che Ciccio e Filippo Fascella ebbero un incontro… i Fascella restituirono a Chiovaro la somma di 1500 euro…”. Bonaccorso sapeva anche che “Ciccio e Filippo Fascella imponevano alla gente della Guadagna di prendere la droga da loro imponendo il prezzo e tagliando la droga che non era di buona qualità”.
L’affare con i Lo Piccolo
Sempre Bonaccorso raccontò che “Uun mese prima dell’arresto dei Lo Piccolo ho saputo da Filippo Fascella che a Ciccio e Filippo fascella era arrivato un grosso quantitativo di droga, mi pare 10 o 15 chili. Ne parlai con Andrea Adamo e i Lo Piccolo per fissare un appuntamento, essendovi lagnanze circa la condotta dei Fascella, che non si mettevano a disposizione delle altre famiglie per esigenze legate al traffico di droga. I Lo Piccolo erano d’accordo con me e mi dissero di incaricare Nicola Di Salvo perché fissasse l’appuntamento e dicesse che servivano tre chili di cocaina a Totuccio Lo Piccolo in persona. Ne parlai con Di Salvo, il quale contattò Ciccio Fascella. Quest’ultimo mi disse che non aveva cocaina, ma che disponeva di una strada a Roma, conveniente ma per la quale servivano soldi in contanti”.
La cronaca di oggi fa emergere che lo scettro del potere sarebbe passato di padre in figlio. Salvatore e Giuseppe Fascella avrebbero preso le redini dei traffici. Nel blitz è stata coinvolta anche la cugina Maddalena. Tutti e tre percepiscono il reddito di cittadinanza.