Palermo, 'spaccaossa, finto cieco e col reddito di cittadinanza': a giudizio

Palermo, ‘lo spaccaossa finto cieco andava in bici’: a processo

La Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato

PALERNO – Le prove vengono giudicate evidenti. Giudizio immediato per Francesco Faja, 40 anni. Percettore del reddito di cittadinanza, già condannato per avere fatto parte della banda degli spaccaossa e infine, questa è l’accusa che riguarda il processo, anche finto cieco.

Ad arrestarlo erano stati i finanzieri del Comando provinciale di Palermo. A chiedere il giudizio immediato sono stati il procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Giorgia Spiri.

Ha incassato oltre 170 mila euro

Da dieci anni percepiva una pensione di invalidità e un’indennità di accompagnamento. Ha incassato oltre 170.000 mila euro che non gli sarebbero spettavano dallo Stato, presentando un certificato di cecità assoluta.

I militari del 2° Nucleo operativo metropolitano del Gruppo di Palermo, coordinati dalla Procura della Repubblica, scoprirono che nel 2018 Fajia aveva richiesto ed ottenuto dalla Motorizzazione di Palermo il rinnovo della patente di guida.

Era stato sottoposto regolarmente alla visita oculistica. Sette decimi di capacità visiva complessiva. A questo punto i finanzieri hanno iniziato a pedinarlo. Guidava la bicicletta, faceva shopping ammirando le vetrine, si destreggiava tra la folla: il tutto senza mai manifestare difficoltà.

Beni sequestrati

I finanzieri gli hanno sequestrarono i beni sino a raggiungere la cifra che avrebbe incassato con la truffa: tre macchine, tre moto, un magazzino ed anche la bicicletta elettrica sulla quale è stato immortalato mentre se ne andava in giro.

Soprannominato “Berlusconi”

Fajia, soprannominato “Berlusconi”, è stato condannato in primo grado a 14 anni e 10 mesi al processo sulle truffe alle assicurazioni. Sarebbe stato uno dei promotori della banda che fratturava gambe e braccia per incassare gli indennizzi dalle assicurazioni.

La difesa è certa di potere dimostrare nel corso del processo l’effettiva esistenza del difetto visivo. I problemi erano reali. Nessuna invenzione, nessuna truffa.


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