Palermo, "il fortino della droga": blitz a Falsomiele, 7 arresti

Palermo, “il fortino della droga”: eroina e cocaina, arresti a Falsomiele

Gli indagati sono 81

PALERMO – “Il “fortino della droga” nel rione Falsomiele, così lo definiscono gli investigatori. I carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato sette persone, ma i numeri dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo sono molto più grandi. Ottantuno le persone indagate, per molte delle quali il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio non ha accolto la richiesta di misura cautelare. I fatti contestati risalgono al 2021-2022 e non c’è più l’attualità delle esigenze cautelari.

Droga, eroina e cocaina a Falsomiele

Un nucleo familiare – i Caruso-Sangiorgio – avrebbe gestito la piazza di spaccio compresa fra largo dei Pinguini, via della Capinera e via dell’Allodola, nel rione Falsomiele. L’inchiesta è partita nel 2019 quando i carabinieri della compagnia di Bagheria scoprirono che Giuseppe Caruso gestiva alcune coltivazioni casalinghe di marijuana a Trabia.

Dalla provincia le indagini si sono spostate nel capoluogo dove venivano spacciate soprattutto eroina e cocaina all’ingrosso e al dettaglio. La piazza veniva vigilata dalle vedette, mentre le staffette si davano un gran da fare a consegnare le dosi. I canali di rifornimento principali erano due: grossisti campani e fornitori del rione Vucciria.

Chi sono gli arrestati

Custodia cautelare in carcere per Giuseppe Caruso, 37 anni, Sergio Sangiorgio, 40 anni, Davide Sangiorgio, 38 anni, Antonino La Mattina, di 35, Emanuele Lo Nardo, di 32, Giuseppe Lo Muto, 32 anni, e Roberto Gritto, 31 anni.

Nel corso delle decine di perquisizioni eseguite dai carabinieri sono state fermate altre due persone trovate in possesso di 400 grammi di cocaina e 1,4 chili di marijuana.

Caruso e Sergio Sangiorgio vengono ritenuti i capi dell’associazione a delinquere. Le microspie piazzate dai carabinieri avrebbero registrato le fasi della compravendita. “Lo vedi come sono io 1200, 1500 subito”, diceva Sangiorgio al fornitore Lo Muto vantandosi della sua capacità di fare affari in fretta e soldi alla mana.

Le intercettazioni: “160 mila euro in quattro giorni”

“Questa che ti sto portando, uno spettacolo, bella”, diceva Lo Muto garantendo sulla qualità del prodotto. Niente a che vedere con una precedente partita: a Sergio Sangiorno “bruciava il naso”. Gli affari sono stati spinti nel 2020 anche da un grosso sequestro: “Questo attummuliò con la barca a Gioia Tauro, lo sai che non arriva più niente”, diceva Lo Muto. A fornire un’indicazione precisa sul giro di denaro era lo stesso Sergio Sangiorgio: “… lo sai quanto gli ho dato… 160 mila euro in quattro giorni”.


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