PALERMO – Il reato viene derubricato da rapina in furto con strappo e arriva uno sconto di pena per i due imputati.
Gabriele Faulisi e Giuseppe Cascino sono stati condannati a tre anni ciascuno di carcere dalla seconda sezione della Corte di appello presieduta da Fernando Sestito.
In primo grado gli erano stati inflitti rispettivamente 5 anni e 4 mesi e 6 anni e otto mesi. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo Francesco Lo Nigro.
Nel 2021 un giovane e facoltoso imprenditore fu avvicinato da due persone appena uscito dal negozio Gucci di via Libertà.
Gli strapparono una pochette con dentro 33.000 euro. Erano i soldi, così disse, per una giornata di shopping. Voleva conquistare una ragazza puntando sulla ricchezza.
Faulisi aveva confessato nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari, ma disse subito che non era una rapina. Aggiunse però di avere agito da solo, scagionando Cascino, amico della vittima del furto.
Quest’ultimo, al contrario secondo gli investigatori, sarebbe stato il gancio per organizzare il colpo. Cascino ha sempre negato di aver avuto un ruolo. Spiegò di cercato di fermare l’autore del colpo, altro che basista.
Così gli investigatori ricostruiromo i fatti. Cascino era seduto al tavolo del ristorante in piazza, a Mondello, dove lavorava. Era in compagnia di tre amiche. L’imprenditore arrivò da solo e si unì alla compagnia. Cascino era una vecchia conoscenza perché aveva lavorato come buttafuori in alcuni locali frequentati dall’imprenditore.
Per fare colpo su una delle ragazze Cascino gli avrebbe suggerito di mostrarsi facoltoso. Qualche giorno dopo ottenne un appuntamento al quale si presentò dopo avere preso i 33.000 che il padre, defunto, aveva risparmiato negli anni. C’erano anche Cascino ed un’amica.
Fecero shopping nel negozio Gucci e quando si spostarono in via XII gennaio, mentre l’imprenditore teneva la pochette con dentro i soldi tra le ginocchia per indossare con più facilità il giubbotto, Faulisi gliela strappò via. Cascino raccontò di avere tentato di bloccare la fuga di Faulisi.
Agli atti del processo c’erano le frasi pronunciate da Faulisi il giorno che li portarono alla Mobile. “Non ti preoccupare, mi accollo tutte cose io, tu non c’entri niente, sono stato io, me l’accollo io”, diceva.