Sperone, Katia morta a 15 anni: 'Verità e rispetto per una tragedia'

Sperone, Katia morta a 15 anni: ‘Verità e rispetto per la tragedia’

Il dolore di una comunità colpita al cuore. Il ricordo di tanti.

Nella cecità del lutto, ci sforziamo, ancora, di scorgere il sorriso di Katia Spataro, bambina dello Sperone, venuta improvvisamente a mancare. E ci sforziamo di raccontare l’amore che è fiorito spontaneamente nel campo brullo del cordoglio, in quella periferia che ha pochi mezzi, ma un animo pulito come il cielo sopra Palermo. Ci accodiamo, simbolicamente, al mesto corteo che oggi ha accompagnato nel suo ultimo viaggio questa sfortunata quindicenne, morta nel sonno, nei locali della chiesa evangelica ‘Cammino di Fede’ a Brancaccio dove si è tenuta la cerimonia funebre. Le indagini daranno le risposte. Intanto, il sismografo dei sentimenti riporta la scossa di tantissimi cuori feriti che battono per sfidare il vuoto.

“Quella di Katia è una tragedia immane per lo Sperone e per Brancaccio dove si trova la nostra comunità che è frequentata dalla mamma dalle bambina – dice il pastore Samuele Cascio, un punto di riferimento per la zona, che ha celebrato le esequie stamattina -. Il nostro pensiero più affettuoso va proprio alla mamma che sta cercando coraggiosamente di andare avanti e di provvedere alla sua famiglia in condizioni difficili. Una donna che ha aperto il cuore al Signore e alla fede che la sta sostenendo. Tante persone semplici e umili si sono unite nella preghiera, come una famiglia, in un frangente di disperazione. Davanti alla richiesta di varie domande, l’unica risposta è di stringerci forte, tutti insieme, e riflettere ed essere vicini a chi sta soffrendo in un modo atroce”.

Ed è l’istantanea da conservare accanto a quel sorriso di bimba, transitato verso un altrove in cui vogliamo credere, perché troppo duro è il colpo che si riceve. Le periferie di Palermo sono luoghi materialmente poveri, ma ricchissimi di umanità. La gente che abita laggiù – nei ‘ghetti’, secondo una definizione razzista e ingiusta – vive, spesso, emarginata rispetto alla città e non per sua colpa. Come fai a salire, ad avere le stesse opportunità di tutti, se i famosi ascensori sociali sono bloccati ai piani alti? Ma, a parte la penuria di risorse, questo popolo può mettere a disposizione una abbondanza d’affetto che diventa preziosa solidarietà.

“Penso che sulla vicenda della povera Katia sia il momento del dolore, del silenzio e dell’affetto – dice oggi don Ugo Di Marzo, parroco della parrocchia ‘Maria SS. delle Grazie-Roccella-. L’ora di stringersi intorno a una sciagura immane, senza congetture, né sospetti. C’è una sacrosanta richiesta di verità che dovrà ricevere risposta. Ma anche la verità non basta, se non c’è la necessaria umanità. E noi abbiamo molto bisogno di recuperare umanità”

La professoressa Angela Mirabile è la preside dell’istituto comprensivo ‘Di Vittorio’ di cui Katia era studentessa. “Ci siamo stretti attorno alla famiglia in questo doloroso momento – dice -. Abbiamo offerto fiori, un piccolo dono, la nostra presenza. A scuola, i compagni e i docenti hanno manifestato il loro dolore. Anche se, nell’ultimo periodo, Katia non è stata molto presente, il suo ricordo è vivo. In questi giorni la psicologa di istituto, con delicatezza, sta affiancando i compagni: sono adolescenti e necessitano della nostra attenzione e cura. Purtroppo non si può fare altro”. No, non si può fare altro, ha ragione la preside. Se non piantare e conservare un sorriso bambino, nella terra resa crudele dal distacco.


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