Palermo, la Sicilia, Forza Italia | Micciché: “Rinasce il centrodestra” - Live Sicilia

Palermo, la Sicilia, Forza Italia | Micciché: “Rinasce il centrodestra”

Il leader azzurro: “Stiamo rifondando una casa crollata. Parisi ci aiuterà. La Regione? Non vinceranno i grillini. Per il capoluogo 4 nomi”.

PALERMO – “Il centrodestra esiste eccome. E i grillini non prenderanno la Sicilia”. Il coordinatore di Forza Italia Gianfranco Micciché è sospeso tra le certezze e un ottimismo necessario. Domani a Palermo abbraccerà Stefano Parisi: “Una risorsa per noi”, con uno sguardo alle prossime elezioni palermitane e regionali: “Per il capoluogo abbiamo quattro nomi. Per le Regionali è ancora presto: ma a me interessa solo vincere”.

Siete in grado di farlo? Anche nell’ultimo evento a Catania, il centrodestra non è sembrato così “coeso”. Manca ancora un progetto, una idea comune?

“Non la penso come lei. Certo, se le elezioni fossero tra un mese, mi preoccuperei. Ma c’è tutto il tempo per sciogliere nodi e risolvere problemi. Ma vede, siamo persino più avanti dei nostri avversari…”.

A chi si riferisce?

“Penso ad esempio al cosiddetto centrosinistra. Loro sono divisi anche dal punto di vista ideale: prendi il Pd diviso tra renziani e non renziani, prendi Alfano che è uomo di centrodestra. Da noi, invece, possono esserci cose da mettere a posto, ma la visione della vita e della politica è la stessa”.

Sarà. Ma alcuni di voi, penso ad esempio agli uomini di Saverio Romano, al momento sostengono proprio Renzi, altri come Musumeci chiedono di andare oltre gli steccati classici del centrodestra. L’impressione insomma è che siate ancora in un cantiere.

“E non potrebbe essere altrimenti. Il centrodestra come lo abbiamo conosciuto è crollato per vari motivi: l’allontamento spero temporaneo di Berlusconi dalla politica, il tradimento di Alfano, la nascita di Ala, le stesse difficoltà interne di Forza Italia e i problemi dell’Udc. Adesso è come se ci trovassimo a dover tirare su una casa caduta dopo un terremoto. Ma ce la faremo”.

Se è crollata la casa, magari è anche a causa di chi ha guidato in questi anni la coalizione. Chi dovrebbe ricostruirla adesso?

“Io posso contribuire con un’idea di partito e di coalizione. Gli ingegneri e gli architetti saranno altri però. Li stiamo incontrando proprio in questi giorni. E non parliamo solo di attivisti dei partiti, ma anche di esponenti della cosiddetta società civile. E l’arrivo di Stefano Parisi è proprio un segnale che va in questa direzione”.

Cosa si aspetta da Stefano Parisi? Quale contributo può dare al centrodestra italiano e siciliano?

“Intanto la Sicilia si è schierata tutta dalla parte di Parisi. Forza Italia qui è con lui. E la manifestazione di domani sarà solo la prima di altre tappe: percorreremo le altre province siciliane”.

Con quale obiettivo? Quale speranza?

“L’obiettivo è quello di recuperare una parte di società che è di centrodestra ma che in questi anni o non ha votato, o ha votato per il centrosinistra”.

E Parisi è l’uomo giusto per compiere questa operazione?

“Sarebbe un successo se l’apporto di Parisi riuscisse a riportare nel centrodestra almeno la metà della gente che negli anni si è allontanata o che non va a votare perché si è ‘schifiata’ della politica”.

Ma la gente non potrebbe essersi stancata anche delle solite facce? I leader del centrodestra, in fondo, sono sempre quelli da anni…

“Infatti apriremo a facce nuove, a nuove energie. Che non sostituiranno la classe dirigente attuale, ma si affiancheranno a essa. Io sto dando già l’esempio: ho già detto che non chiederò alcuna candidatura. Voglio solo lavorare per il centrodestra e in questo senso ho un vantaggio”.

Quale?

“Dobbiamo rifondare una classe dirigente di partiti che non hanno più dirigenti. La maggior parte è andata via. C’è spazio quindi per chi vorrà impegnarsi. Mentre già qualcuno di quelli che è passato dall’altra parte mi chiama terrorizzato per capire se c’è la possibilità di tornare…”.

Qualcuno è già rientrato intanto. Politicamente importante la scelta ad esempio di Renato Schifani, tornato in Forza Italia dall’Ncd di Alfano. Pensa sia chiuso il dialogo col ministro del’Interno? Impossibile il riavvicinamento di cui si era parlato pochi mesi fa?

“Sono certo che Ncd, come partito, è ormai irrecuperabile. Ma io sono pronto a recuperare la parte migliore di quel partito, dove c’è tanta gente che stimo. Alfano purtroppo ha fatto delle scelte ormai irreversibili, non solo dal punto di vista politico”.

Cosa vuole dire?

“Prendo solo atto che è sparito dopo le vicende relative all’assunzione del fratello. E credo che, magari, avrà garantito a Renzi il suo ‘sì al referendum. Anche se penso che nell’urna sceglierà il ‘no’”.

Altri rientri, quelli recenti di parte dell’Udc. Quella che fa capo a Cesa.

“Questa è per me una operazione meravigliosa. Non solo per la scelta in sé di Cesa, ma anche perché l’Udc in Sicilia è un contenitore prestigioso ma vuoto, dove davvero si può far rinascere classe dirigente. Per vincere, insomma, non abbiamo bisogno dei voti di Pistorio, persona che stimo, ma di altri come lui. E li troveremo”.

Insomma, lei parla di un rinnovo massiccio dei vertici del centrodestra. Ci crede davvero? O è solo una operazione di facciata?

“Ceramente ci credo, ma dobbiamo intenderci sul concetto di ‘novità’. Se la novità è, per fare un esempio, la Raggi, forse è meglio lasciar perdere. I grillini stanno dimostrando di essere esattamente come quelli che hanno criticato per anni. Anche dal punto di vista della moralità politica come dimostra anche il caso delle firme false a Palermo. Serve insomma, gente onesta certamente, ma anche preparata. Se la troveremo tra i trentenni, bene. Altrimenti è meglio un cinquantenne capace di un trentenne scarso”.

È una logica che seguirete anche in vista della scelta del candidato a Palazzo d’Orleans?

“L’idea è questa. Ma è ancora presto per parlarne. Prima dobbiamo definire l’assetto della coalizione. Quindi si potrà parlare di nomi”.

Quando lei parla di rinnovamento o di gente che non va più a votare, si è mai chiesto se la colpa sia anche vostra, cioè di chi ha governato negli anni passati in Sicilia. Di chi, come pensano in tanti, ‘si è mangiata’ questa Regione?

“Guardi, io sono pronto a riconoscere gli errori che abbiamo commesso. Ma a patto che vengano riconosciute anche le cose buone che abbiamo fatto. Vado a memoria e solo come esempio, e penso alla ‘nuova Trapani’ sorta con l’America’s cup, il tratto da cento chilometri della Siracusa-Gela, pezzi della Siracusa-Catania, l’autostrada Palermo-Messina, l’acqua a Palermo, cento interventi diversi in cento comuni…”.

… ma anche tanti precari nelle società partecipate, nella Formazione professionale, le spese nella Sanità…

“Ma anche il 14 per cento appena di disoccupazione, mentre oggi siamo oltre il 25 per cento. Le partecipate? Le abbiamo trovare. I precari sono eredità di altri governi: dobbiamo andare indietro fino ai tempi di Capitummino. Io sono tra quelli che potranno dire ai propri figli di aver fatto qualcosa per questa terra. Quello è stato il migliore periodo per la Sicilia. E abbiamo fatto tante cose nonostante una presenza forte della mafia, che ora è altra cosa. Anzi, noi la mafia l’abbiamo arginata, abbiamo alzato un muro”.

Siete stati più sfortunati con i governatori che avete sostenuto, allora. Cuffaro è stato condannato per favoreggiamento alla mafia, Lombardo per concorso esterno, sebbene la sentenza non sia ancora definitiva.

“Nel caso di Cuffaro si tratta di errori che lui per primo ha ammesso. Parlare di collusione è un falso e una esagerazione. Lombardo? Beh, voglio ricordare che noi l’abbiamo sostenuto quando non era nemmeno indagato. Poi, in realtà, a sostenerlo è stato il Partito democratico. Anche la parte che storicamente si definisce ‘antimafia’”.

Che ne pensa del fatto che oggi si parli di un tema che la coinvolse direttamente, con polemiche feroci: mi riferisco al nuovo progetto sui termovalorizzatori.

“Ho sempre pensato che fosse una follia non farli. Un po’ come la Raggi che non fa le Olimpiadi per paura della delinquenza. Non si doveva fermare il progetto dei termovalorizzatori per paura della mafia. Bisognava farli, ma senza la mafia”.

Lei ha fatto nuovamente riferimento alla Raggi. La competizione per Roma somiglia, sotto certi aspetti, a quella che tra un anno potrebbe svolgersi in Sicilia per le regionali. Sono loro gli avversari più quotati per lei?

“Sono molto sincero: credo proprio che il Movimento cinque stelle non vincerà in Sicilia. Qui per vincere, in una competizione a turno unico, serve almeno il 35 per cento dei voti. E difficilmente riuscirai a ottenere quel risultato non essendo in coalizione con altre forze politiche. Io li considero già fuori dai giochi”.

Prima delle Regionali, invece, ci sarà l’elezione per il sindaco di Palermo. Siamo più vicini, insomma: avete scelto il candidato?

“Diciamo che abbiamo ristretto la rosa dei possibili candidati a tre nomi, più una provocazione. I nomi che io propongo sono quelli di Francesco Scoma, Saverio Romano e del presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo Francesco Greco. Poi ovviamente se Musumeci o Fratelli d’Italia propongono una candidatura più efficace, sono pronto a sostenerla. La mia nuova umiltà mi porta a dire che l’importante è vincere, anche a costo di fare un passo indietro”.

E la provocazione qual è?

“E’ Fabrizio Ferrandelli. Ma solo se deciderà di tagliare ogni legame col Pd”.


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