PALERMO – Nessuna traccia, silenzio assoluto. Quella di Giuseppe Auteri è una latitanza vera. Dal 6 luglio è in fuga. Una fuga preparata con cura a giudicare dai risultati. Con cura e in largo anticipo.
Lo scorso 16 settembre si è allontanato senza dire nulla, né ai familiari né agli uomini del clan, dopo avere scalato le posizioni di potere. Altro spessore rispetto a Nicola Di Michele, scovato a San Nicola l’Arena.
Aprile 2020, qualcosa iniziò a cambiare a Porta Nuova. La scarcerazione di Tommaso Lo Presti, detto il lungo, segnò anche il ritorno di Auteri. Da quel momento affiancherà nella gestione della cassa Giuseppe Incontrera, crivellato di colpi alla Zisa. “Li devi segnare, vedi, io me li sto segnando”, diceva Incontrera ad Auteri.
La loro collaborazione non andò subito bene. “I soldi di Ballarò… sta facendo perdere tutto, il pazzo”, si sfogava Incontrera con la moglie Maria Carmela Massa. Ne aveva discusso con Giuseppe Di Giovanni e quest’ultimo si era rivolto in maniera sprezzante nei confronti di Auteri: “Gli fai buttare il sangue”.
Qualche giorno dopo si capiva che Auteri era subentrato allo stesso Inconrtera nella raccolta dei soldi destinati ai detenuti: “Ora per la tua bontà gli devi levare 200 euro per mio cognato e se glieli vuoi regalare tu 200 euro a mio cognato”. Stava parlando del detenuto Ivano Parrino.
Nel gennaio 2021 sarebbe avvenuto, su disposizione di Lo Presti, il definitivo passaggio di consegne della cassa del mandamento fra Incontrera (“Mi sto allibertando a tutti”) e Auteri che è ormai latitante.