Palermo, il pizzino della droga: ruoli e nomi da decifrare

Palermo, il pizzino con i nomi della droga. “Cacciato e perdonato dal boss”

Il pizzino in mano agli investigatori
Non tutte le identità sono state svelate

PALERMO – C’è voluto tempo prima di decriptare il pizzino della droga. Alcune identità sono state svelate, altre resistono nell’anonimato ma è solo questione di tempo.

I carabinieri sono in possesso del pizzino della droga dal 2021. Vi sono annotati la contabilità degli affari e soprattutto i nomi della rete di spacciatori agli ordini di Giuseppe Incontrera, il boss assassinato alla Zisa.

Il pizzino della droga

Il pizzino è stato sequestrato il 19 aprile 2021 a Benito Chiovaro ed è confluito nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ora dai carabinieri. I pusher sono citati solo per nome. A volta si usa il nomignolo: “Luca, Standa, Tanino, Teto, Standa, Andrea, Cazzo duro, Gemello, Sergio, Giovanni, Cacato, Riccardo, Tonino, Lallà”. Accanto ad ogni identità la quantità di droga consegnata, i soldi ricevuti e lo “sgubbo”. E cioè il guadagno.

Gli uomini chiave

A reggere i fili dell’associazione che avrebbe gestito lo spaccio, secondo la Direzione distrettuale antimafia e i carabinieri del Nucleo investigativo, ci sarebbero Nicolò Di Michele e Cristian D’India. Il primo, nonostante fosse finito ai domiciliari, in quegli anni avrebbe continuato a gestire la piazza. Per un periodo è stato anche latitante. La fuga è durata poco meno di due settimane. I carabinieri lo arrestarono a luglio 2022 in una casa a San Nicola l’Arena, frazione marinara della provincia di Palermo.

Il compito di raccordarsi con i pusher sarebbe stato affidato a D’India che una mattina di aprile incontrò prima Giuseppe Giunta, piazzato dagli investigatori in alto nella gerarchia, e poi Giuseppe Incontrera.

Qualche minuto dopo, in sella a uno scooter, arrivò anche Chiovaro all’appuntamento. Quando andò via i carabinieri decisero di seguirlo. Lo fermarono al Capo. Aveva addosso il pizzino che li ha aiutati a ricostruire gli affari della droga. Solo in parte, però.

“Esautorato e perdonato”

A partire da luglio 2023 Giuseppe Auteri avrebbe deciso di revocare a D’India l’autorizzazione a spacciare nel mandamento di Porta Nuova. D’India ne parlò subito con l’anziano boss Calogero Lo Presti che aveva a disposizione un cellulare in carcere. “Mi hanno messo di lato”, diceva D’India che a settembre dello stesso anno sarebbe stato reintegrato.

“Mi ha fatto pena”, diceva il settantenne “zio” Pietro Lo Presti, uno degli indagati raggiunti dalla nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, che aveva ricevuto il benestare al rientro di D’India: “Allora noi te li regaliamo nonno”, gli dissero riferendosi ai debiti che D’India doveva ancora saldare.


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