PALERMO – È stato condannato per mafia, ma i beni gli vengono restituiti. Il loro acquisto risale ad una stagione in un cui non c’è alcuna prova dell’appartenenza di Mario Taormina a Cosa Nostra. La sentenza è della Corte di appello chiamata a decidere dopo l’annullamento con rinvio della confisca da parte della Cassazione.
La condanna per mafia
Il dato certo è che Taormina ha fatto parte del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù a partire dal 2011. Nel 2016 finì in carcere nel blitz denominato “Brasca”. Nel 2021 la sua condanna a 8 anni e mezzo di carcere è diventata definitiva. Nel frattempo sono stati aggrediti i suoi beni e dichiarata la sua pericolosità sociale in un processo davanti alla sezione misure di prevenzione.
I pentiti
Si è scavato a ritroso nella vita di Taormina anche alla luce delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Andrea Bonaccorso ha parlato dei suoi rapporti con i boss Ignazio Traina e Carlo Greco.
Giuseppe Di Maio lo ha riconosciuto in foto e definito “soldato” del pizzo, formalmente affiliato con il rito della punciuta. I loro racconti erano però a tratti confusi. L’identificazione non era certa. Non si potevano escludere casi di omonimie.
Il caso della foto
L’accusa ha cercato di puntellare la ricostruzione con le dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia, fra cui Giovanni Vitale che di Taormina aveva offerto una descrizione fisica sulla base di un incontro collocato all’inizio degli anni Novanta: “Bassino, capelli brizzolati bianchi, robustino, sugli ottantacinque chili”. Sosteneva che già allora godesse del rispetto dei Profeta, storici capimafia del mandamento.
Ed ecco l’incongruenza: gli avvocati Luigi Miceli, Rachele Chiavetta e Santi Magazzù hanno depositato una fotografia che ritrae Taormina nato nel 1964. A metà degli anni Novanta non era né bassino, né brizzolato.
I beni restituiti
Il pentito Vitale doveva per forza averlo scambiato per qualcun altro. La Corte di appello presieduta da Adriana Piras ha così annullato la confisca di alcuni beni, tra cui un villino a Campofelice di Roccella, due case in via Aloi, due magazzini in via Moneta.
Confermata la confisca di alcuni conti correnti, una polizza vita e una macchina perché risalgono al periodo in cui è stata accertata la sua partecipazione all’associazione mafiosa.