Palermo, il boss e gli imprenditori: c'è la mafia dietro l'affare delle pedane - Live Sicilia

Palermo, il boss e gli imprenditori: c’è la mafia dietro l’affare delle pedane

Francesco Terranova
Il racconto del collaboratore di giustizia

PALERMO – C’è la mafia dietro l’affare delle pedane di legno per l’imballaggio e il trasporto delle merci. A raccontarlo e a fare i conti è stato il collaboratore di giustizia Francesco Terranova. C’è stato un periodo in cui giravano 9 mila euro a settimana di soldi in nero.

L’impresa del boss

Terranova, boss di Villabate, è stato interrogato dal pubblico ministero Francesca Mazzocco. Tra le cose che ha riferito c’è anche la nascita di un’impresa in società con Vito Traina, entrambi finiti in carcere il 26 aprile scorso durante il blitz denominato “Luce”. In passato Terranova era stato condannato per avere guidato la famiglia mafiosa. Dopo la scarcerazione nel 2021, per evitare guai patrimoniali, avrebbe intestato a Traina un’impresa con sede in via Messina Montagne a Palermo di cui sarebbe il vero dominus.

“Quando esco lo rintraccio e cerco di fare riprendere questa situazione e lui mi diceva ‘bene troviamo un posto e ci organizziamo’“, ha raccontato riferendosi a Giacomo Clemente, di cui però ha specificato: “Non è un mafioso”, ma solo uno che conosce il settore. Misero duemila euro ciascuno, “si cominciano a comprare ste pedane. Si rivendono, si comprano, all’inizio mi pare che si compravano a tre o quattro euro per rivenderle a sette, otto euro”.

Gli imprenditori, “due sono catanesi”

L’avvio fu duro anche per loro, poi la svolta grazie all’appoggio di alcuni imprenditori. Due sono catanesi, “uno vende bibite”. Si lavorava in nero, poi uno dei due “ha avuto problemi con la guardia di finanza e non poteva fare più questo tipo di lavoro”. “Praticamente tutti quelli che portano le pedane sono gente che vanno nelle ditte e le pagano o se le rubano – ha aggiunto -, se le prendono mentre che non c’è nessuno e se le vanno a rivendere per guadagnarsi la giornata. Infatti c’era quello che ne portava due, quello che ne portava cinque tutto il giorno sto viavai. Si raccoglievano 600 pedane durante la settimana, si organizzavano i viaggi e si mandavano a chi se le comprava”.

Soldi in nero

L’accordo con gli acquirenti prevedeva una “discussione fittizia, che praticamente si ci faceva il bonifico e lui ci dava i soldi in contanti”. Perché è in contanti che vengono pagate le pedane a chi le ruba in giro per la città. Si sarebbe messo a disposizione anche Alessio Saggio, commerciante di abbigliamenti pure lui nei guai giudiziari, “perché lui li ha sempre i contatti perché nei negozi di abbigliamento, si incassa contante lui va a fare i versamenti e dice ‘per me non ci sono problemi, al posto di andare a versare… e tu mi fai il bonifico’, in questo modo abbiamo oltrepassato un ostacolo… ci dava circa 8, 7, 9 mila euro a settimana”.

Infine Terranova, che sta riempiendo verbali su verbali, ha raccontato che nel deposito avevano accumulato “circa 10.000 pedane e lui lui se l’uscite tutte e se le andò a vendere, il signor Clemente“. La notizia Terranova l’apprese mentre era detenuto.


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