Palermo, 56mila euro nello scooter intestato al boss morto

Brancaccio, 55mila euro nello scooter del boss morto e cocaina tra i rifiuti

Tre episodi collegati, un'unica regia e tanta gente a piede libero

PALERMO – Tre episodi collegati, un’unica regia e un capitolo investigativo ancora da scrivere. Gli affari della droga andavano a gonfie vele a Brancaccio sotto la guida di Giancarlo Romano ucciso lo scorso febbraio allo Sperone.

Chi ha preso il suo posto? Di sicuro la macchina della droga non si è fermata.

Bisogna fare un passo indietro. Alcuni mesi fa la polizia ha fermato un uomo alla guida di uno scooter Honda Sh in via Messina Marine. Nel vano sottosella c’erano due buste di cellophane sigillate che contenevano 56 mila euro in contanti. L’uomo disse che erano i soldi del Tfr e stava andando a comprare una macchina. Era una bugia.

Lo scooter era intestato a Romano. E non sarebbe stata una coincidenza. Collegati sarebbero anche altri due episodi precedenti su cui si concentra la squadra mobile di Palermo. Sono stati notati degli strani movimenti attorno ad alcuni cassonetti della spazzatura nel quartiere Sperone.

Qualcuno arrivava e prelevava dei pacchetti con la scritta “Creed” del tutto simile a quelli trovati e sequestrati all’interno di un box in via Lugi Galvani nella zona di Corso dei Mille.

In questo caso la polizia ha delle certezze: si trattava di due chili di cocaina. Nel garage c’erano pure ottanta grammi di hashish e una termosaldatrice per confezionare le dosi.

C’è un processo che sta per iniziare a Palermo. Sotto accusa c’è una vecchia conoscenza della Procura di Palermo, Giuseppe Arduino, che sarebbe tornato a fare il capo dopo la scarcerazione. Assieme a lui anche Alessio Caruso, scampato alla morte il giorno che venne ammazzato Romano.

Il movente del delitto sarebbe legato ai debiti che Camillo e Pietro Mira – padre e figlio – avevano accumulato nei confronti di Romano per il giro di scommesse clandestine. I panelli delle puntate sono una delle due principali fonti di guadagno della famiglia mafiosa. L’altra è rappresentata dalla droga.

Ci fu un summit all’interno di un bar in corso dei Mille. Vi partecipò anche Giuseppe Arduino. Si discusse della gestione delle piazze e furono ribadite le regole di un giro di affari le cui pedine devono ancora essere svelate.

Arduino è stato arrestato e Romano ucciso, ma molti sono ancora a piede libero e la piazza è attiva. Senza contare che vecchie conoscenze come Nino Sacco sono state scarcerate.


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