La mafia uccise l’uomo sbagliato, ora Attanasio va in Cassazione

La mafia uccise l’uomo sbagliato, ora Attanasio va in Cassazione

Le interazioni tra i clan etnei e la criminalità siracusana

CATANIA – Approderà in Cassazione il 25 settembre il processo per l’omicidio di Giuseppe Romano, avvenuto a Siracusa in via Elorina il 17 marzo del 2001. La sentenza del Gup di Catania Simona Ragazzi, confermata dalla Corte d’appello l’anno scorso, è stata impugnata ora dall’imputato Alessio Attanasio, che ha preso 30 anni.

Attanasio è difeso dall’avvocato Maria Teresa Pintus. Si va dunque in Cassazione, fra tre settimane. I giudici hanno dunque ritenuto credibili le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, secondo cui a compiere l’omicidio sarebbero stati in due: Attanasio, indicato dalla Dda catanese come il capo della cosca Bottaro-Attanasio.

Assieme a lui ci sarebbe stato un altro individuo che però è deceduto. Va specificato come già in quegli anni fossero numerosissime le interazioni tra la mafia siracusana e i clan catanesi, egemoni su tutta l’area centro-orientale della Sicilia.

Lo scambio di persona

Il vero obiettivo dei killer sarebbe stato un imprenditore. Quest’ultimo, stando alla tesi sostenuta dall’accusa, avrebbe ricevuto dai clan Bottaro-Attanasio e Santa Panagia una condanna a morte dalla mafia. Ma secondo l’accusa ad agire sarebbero stati Attanasio e un’altra persona, ormai deceduta.

Ma gli autori dell’agguato si sarebbero fatti ingannare dall’auto, una Fiat 126, che era nella disponibilita’ dell’imprenditore ma fatalmente guidata, quel giorno, da Giuseppe Romano. Il boss Attanasio, che nel frattempo in carcere ha preso due lauree, ha sempre respinto le accuse puntando l’indice a sua volta contro uno dei pentiti che lo accusano.


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