Palermo, il figlio era in auto con il padre ucciso. "Non è stato lui"

Il figlio del boss e il bacio al presunto killer del padre: “Non è stato lui”

Il racconto del diciottenne: "Ha sparato il primo colpo, poi..."
LA TESTIMONIANZA
di
3 min di lettura

PALERMO – Daniele Di Giacomo attraversa l’aula della Corte di assise, al piano terra del Palazzo di giustizia, per prendere posto sul banco dei testimoni.

Recita la formula del giuramento e volge lo sguardo alla sua destra. Nel gabbiotto c’è Onofrio “Toni” Lipari, imputato per l’omicidio del padre. Gli sguardi si incrociano, un cenno con il capo e una smorfia per dire “tutto ok”.

Poi, si scambiano un sorriso. Daniele Di Giacomo non crede che Lipari sia il killer del padre. Il pensiero non gli sfiora la mente.

Oggi ha 18 anni, ne aveva otto nel 2014 quando il padre fu crivellato di colpi per le strade della Zisa. Ora è chiamato a rivivere l’agguato costato la vita al boss di Porta Nuova Giuseppe Di Giacomo. Padre e figlio erano insieme quel giorno.

“Siamo usciti dal barbiere, papà ha fatto la manovra con la macchina. Noi salivamo, il killer scendeva con lo scooter e ha sparato il primo colpo”, racconta rispondendo alle domande del pubblico ministero Gaspare Spedale. Il proiettile si è conficcato sul parabrezza della Smart.

“Papà mi ha abbassato la testa, mi ha fatto mettere sotto il sedile. Diceva parolacce. Si è fermato e mi ha detto di scappare”. Il bambino ha fatto in tempo a spostarsi una manciata di metri più in là, non abbastanza lontano da non vedere la scena.

Il killer “è sceso, ha messo il cavalletto del motore, ha sparato altri colpi alle spalle di mio padre ed è andato via”.

“Non l’ho visto in faccia – aggiunge -. Era tutto nero, il giubbotto nero, il casco nero con la visiera abbassata”. Ci sono dei “non ricordo” nella sua ricostruzione e delle discordanze con quanto disse nell’immediatezza dei fatti: “Ero solo un bambino e sono passati dieci anni”, si giustifica.

Secondo l’accusa, a premere il grilletto sarebbe stato Lipari che con la vittima aveva condiviso vita mafiosa e guai. Erano stati arrestati entrambi. Lipari ha finito di scontare una condanna per mafia, una settimana dopo la scarcerazione gli è piovuta addosso l’accusa di omicidio. Un’accusa sempre negata: “Era come un padre per me”.

In aula risuona anche il nome di Tommaso Lo Presti, capomafia di Porta Nuova e cognato di Lipari, oggi libero per fine pena. Secondo l’accusa, sarebbe stato il mandante del delitto ma non sono stati trovati i riscontri necessari per incriminarlo. L’omicidio sarebbe servito per sbarazzarsi di un boss ingombrante e consolidare il potere di Lo Presti.

E così il 12 marzo 2014 Lipari “in concorso con altri soggetti”, mai identificati, avrebbe inseguito Di Giacomo in sella ad uno scooter e lo freddò in via degli Emiri, alla Zisa.

C’è una storia nella storia. Daniele Di Giacomo è fidanzato con la nipote del presunto assassino. Il padre, la madre e il fratello di Lipari sono stati intercettati mentre parlavano della loro relazione. “E vabbè e se si vogliono bene, che fa che se ne scappano?… che meglio è?”.

Una relazione osteggiata perché sapevano del delitto? “Quando mi sono fidanzato in casa – dice il giovane – mia madre era felice. Tutti erano felici, anche mio zio era felice“. Lo zio è Giovanni Di Giacomo killer ergastolano, a cui il ragazzo diede la notizia durante un colloquio in carcere: “Vado a trovarlo ogni due mesi”.

E la famiglia della ragazza è altrettanto felice? “Che io sappia sì, poi non lo so”. No ha dubbi il giovane Di Giacomo: “Lipari era sempre con mio papà. Mi diceva questo è un altro mio figlio, un fratello maggiore per me e mio fratello”.

Non ha visto il killer in faccia, ma ne descrive la corporatura robusta a differenza di Lipari che “è secco, mingherlino”. Gli avvocati di Lipari, Michele Giovinco e Angelo Formuso, vanno al cuore della questione: “In base alle fattezze fisiche che lei ricorda l’assassino potrebbe essere Lipari?”. Risposta secca: “Non è stato lui”.

Testimonianza finita. Il giovane si alza e va via, mentre esce dall’aula con la mano manda un bacio all’uomo accusato di avere ucciso il padre, ma che ritiene innocente. E Lipari ricambia con lo stesso gesto.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI