PALERMO – Il collaboratore di giustizia Alfredo Geraci è fuori dal programma di protezione. È stato estromesso perché avrebbe violato il codice di comportamento imposto ai pentiti. Geraci resta sotto tutela in una località segreta perché la sua sicurezza personale va in ogni caso garantita, ma perde i benefici e non sarà più convocato nei processi per rendere dichiarazioni.
Agli atti restano i suoi innumerevoli verbali, ma è evidente che i difensori dei vari imputati su cui ha reso dichiarazioni faranno battaglia. Quali siano le violazioni che gli vengono contestate al momento resta un segreto.
Geraci è stato arrestato a fine settembre 2020. Era latitante dal 24 luglio quando la Corte d’Appello aveva disposto la custodia cautelare in carcere. Gli agenti lo avevano trovato in un appartamento ad Altofonte. È accusato di fare parte della famiglia di Porta Nuova. Il suo nome saltò fuori già nell’inchiesta ‘Alexander’, che nel 2013 portò al processo di 30 persone
Geraci è stato uno degli uomini più fidati del reggente del mandamento Alessandro D’Ambrogio, con l’incarico di gestire gli affari sporchi a Ballarò. Il pizzo lo imponevano a tappeto. Bussavano alla porta di tutti i negozianti, tranne “da quelli con l’adesivo”, e cioè i commercianti che aderivano ad Addiopizzo.
“Io mi occupavo di estorsioni e di riscuotere in varie bancarelle, tutta Palermo centro, delle sigarette. Dove le devono mettere, quanto mi devono dare al mese”: furono le prime parole del pentito i cui rapporti andavano oltre i confini di porta Nuova. Era, infatti, legato anche con uomini di Resuttana, San Lorenzo, Zen e Acquasanta.
All’inizio della sua carriera un Cosa Nostra era un “picciotto alle dipendenze di Nino Ciresi.” Ed aggiunse: “Io sono amico di Alessandro D’Ambrogio da bambini e quando sono uscito dal carcere il 13 dicembre 2011 lui mi ha chiesto di supportarlo”.
Dopo pochi mesi dall’arresto Geraci, che soffre di seri problemi di salute, decise di voltare le spalle ai mafiosi e di diventare un collaboratore di giustizia. Ora la revoca dello status di pentito e la perdita dei benefici, ma resta sotto tutela per ragioni di sicurezza.