Palermo, "Usurai di Cosa Nostra", l'avvocato e altri 10 condannati

“Usurai di Cosa Nostra”, l’avvocato e altri 10 condannati

Le indagini erano partite monitorando il legale Alessandro del Giudice

PALERMO – I mafiosi avrebbero sfruttato la disperazione della povera gente. Uomini e donne sarebbero finiti nella rete degli usurai di Cosa Nostra.

Gli imputati e le pene

Queste le condanne inflitte in abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare Clelia Maltese: Giuseppe Scaduto 1 anno e immediata a scarcerazione; Simone Nappini 3 anni e 4 mesi, Giovanni Di Salvo 5 anni e 8 mesi; Giovanni Riela 1 anno e 8 mesi e immediata scarcerazione con pena sospesa; Vincenzo Fucarino sei mesi e scarcerazione; Antonino Saverino 6 mesi e scarcerazione; Atanasio Alcamo 1 anno e immediata scarcerazione; Giovanni Focarino tre anni e due mesi; Alessandro Del Giudice 5 anni e due mesi; Antonino Troja 2 anni e otto mesi; Giacomo Alaimo 4 mesi e pena sospesa.

Le pene sono molto meno pesanti delle richieste della Procura. Tre esempi: per Alcamo erano stati chiesti 10 anni, così come per Scaduto e 7 per Fucarino. (erano difesi dagli avvocati Salvo Priola, Angelo Barone, Domenico La Blasca e Jimmy D’Azzò).

Saranno giudicati con il rito ordinario Fabrizio Polizzi, Giuseppe Galioto, Francesco Gabonetto, Adolfo Gambino, Nicolò Rizzo, Girolamo Venturella. Assolto Antonino Fiorentino con la formula perché il fatto non sussiste.

L’indagine, coordinata dai pubblici ministeri Giorgia Righi e Gaspare Spedale era partita dal ruolo dell’avvocato Del Giudice. Nel 2019 era emerso il suo ruolo di messaggero per conto di Pietro Formoso, suo cliente, considerato il boss di Misilmeri.

L’avvocato messaggero del mafioso

Formoso condannato a 12 anni per mafia è fratello di due boss colpevoli per la strage di Milano del 1993. “Aspè… ora ti do un pezzettino di carta… tieni qua… mettiti questo coso nella tasca e poi te lo leggi… levati qua per ora…”, diceva Formoso mentre infilava la mano nella tasca dei pantaloni e passava un foglietto all’avvocato.

“Mi sono reso conto di avere sbagliato e me ne sono pentito – spiegò De Giudice una volta finito in carcere -, essendo andato oltre il mio incarico professionale. Sono pentito nei confronti della collettività e anche dell’ordine professionale a cui appartengo. Chiedo perdono anche per la mia famiglia e per i miei figli figli”. Decise di collaborare con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia palermitana.

Nella rete degli usurai

Menre portava i messaggi del mafioso all’esterno del carcere si sarebbe attivato per procacciare i clienti agli usurai. Gente indebitata che abitava a Bagheria, Ficarazzi, e Villabate. I tassi dei prestiti variavano dal 143% annuo fino al 5.400% annuo (a fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro). Chi non pagata veniva minacciato.

Nel giro di usura sarebbero stati coinvolti personaggi con un passato in Cosa Nostra. Su tutti l’anziano capomafia di Bagheria Giuseppe Scaduto e Atanasio Alcamo. Parte civile al processo si erano costituiti parte civile alcune vittime e il comitato Addiopizzo che le accompagnate nel percorso di denuncia.


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