Palermo, 'le modelle del sesso': due agenti condannati

Palermo, ‘le modelle del sesso’: due agenti condannati

L'inchiesta partì dalla denuncia della mamma di una ragazza

PALERMO – Condannati tutti e tre gli imputati. Undici anni sono stati inflitti a Francesco Pampa, quattro anni al socio Massimiliano Vicari, due anni a Filippo Giardi. Si chiude in primo grado, davanti al giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia, il processo su un giro di prostituzione minorile.

Le pene sono ridotte di un terzo come previsto dal rito abbreviato scelto dagli imputati. Decise anche pensanti sanzioni pecuniarie, la più alta – 50 mila euro – la dovrà pagare Pampa. Il pubblico ministero Sergio Mistritta aveva chiesto condanne più severe.

Pampa era titolare della Vanity Models Management. Avrebbe reclutato le ragazze con il miraggio di una rapida carriera nel mondo della moda e dello spettacolo. Anche Pampa avrebbe avuto rapporti sessuali con alcune di loro.

La prima ad accorgersi di tutto è stata la madre di una giovane modella. Era stata messa in allarme dal fidanzato della figlia. I poliziotti iniziarono a indagare e alla fine si è scoperto che una casa a Monreale e la sede dell’agenzia al civico 73 di via Catania, a Palermo, erano diventate le basi operative di un grosso giro di prostituzione. Sono sei le ragazze che sono state identificate dagli agenti della squadra mobile. Sarebbero diventate “modelle del sesso in trasferta”.

“Per me era un idolo e siamo diventate carne da macello”, ha raccontato una delle ragazze. A quindici anni si poteva finire nella rete degli sfruttatori, credendo davvero che ci fosse affetto negli abbracci che si ricevevano. Le ragazze hanno raccontato di essere diventate “limoni da spremere” in mano agli adulti.

Si spostavano in trasferta, alloggiavano in grandi alberghi. E poi sarebbero state organizzate serate a base di sesso, ostriche e champagne.

Il giudice ha riconosciuto una provvisionale alle ragazze che si sono costituite parte civile con l’assistenza degli avvocati Nino e Marco Zanghì, Giuseppina Cicero, Silvia Sansone e Giovanni Maria Saitta. Il danno definitivo sarà stabilito in sede civile.


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