PALERMO – In base agli accertamenti del Suap quel locale non avrebbe potuto continuare la sua attività. L’oggetto della comunicazione inviata dall’ufficio di via Ugo La Malfa, lo scorso giugno, era stato chiaro: “Divieto di prosecuzione”. Eppure, nonostante la mancata concessione delle licenze, la trattoria sarebbe rimasta aperta altri quattro mesi, fino al giorno in cui Mimma Faia, che lavorava nel piccolo ristorante di corso dei Mille, è rimasta folgorata facendo le pulizie.
La 38enne è deceduta al Policlinico dopo due mesi di coma e nelle prossime ore, così come è stato disposto dalla procura, sarà eseguita l’autopsia. Nel frattempo, sulla morte della donna, che lascia tre figli di 21, 19 e 14 anni, proseguono le indagini per stabilire le responsabilità e accertare le condizioni in cui stava lavorando.
Il sequestro del locale e le irregolarità
Il giorno della tragedia il locale è stato sequestrato e sarebbero emerse le prime irregolarità sulle norme di sicurezza. Ma l’ufficio a cui la titolare si era rivolta per segnalare l’inizio dell’attività ad aprile, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, aveva rilevato altre anomalie, sia nella presentazione della domanda che sul locale stesso, al punto da non potere rilasciare i permessi.
“Nessun numero di servizi igienici indicato”
“E’ risultato impossibile avviare il procedimento – si legge sul documento – perché la comunicazione è priva del numero di servizi igienici sanitari previsti dalla normativa, ovvero uno spogliatoio e servizio per i dipendenti, due per gli avventori di cui uno per gli uomini e uno per le donne e i disabili”.
Inoltre “non è stata segnata la voce che indica che i locali sede dell’attività di somministrazione a pubblico di alimenti e bevande possiedono i requisiti di sorvegliabilità”. Ma non finisce qui, perché a contribuire al mancato rilascio delle autorizzazioni sarebbero state ulteriori verifiche del Suap, che aveva rilevato delle contraddizioni nei documenti integrativi della Scia.
“Indicata la voce Home restaurant”
“Nel modello Mda si dichiara l’inizio di attività per la tipologia A, ma la voce indicata è Home restaurant”. Gli uffici di via Ugo La Malfa avevano poi segnalato difformità sul fronte della planimetria: quella allegata alla Scia sarebbe stata diversa da quella catastale e la ditta era stata invitata a fornire tutti i chiarimenti, “specificando gli estremi del titolo edilizio in base al quale si è provveduto a effettuare le modifiche”, si legge ancora.
Il Suap aveva poi concluso: “Le stesse non produrranno alcun effetto e la ditta non potrà avviare o proseguire l’attività”. Il giorno della tragedia, era il 4 ottobre, Mimma Faia è stata travolta dalla scarica elettrica e si è accasciata. I sanitari giunti sul posto erano riusciti a rianimarla e stabilizzarla. Era stata ricoverata in condizioni gravissime ed era entrata in coma.
Per i familiari e gli amici sono stati due mesi di estrema sofferenza, vissuti con la speranza di un miracolo mai avvenuto. In tanti chiedono che si faccia luce su quello che è accaduto: “Vogliamo giustizia per Mimma – scrivono, condividendo il proprio dolore sui social -. Abbiamo pregato tutti che questa mamma si potesse riprendere, perché morire per portare un piatto caldo a casa non è accettabile”. Cara Mimma – scrive Antonella – speriamo venga fatta giustizia terrena. Dai conforto ai tuoi figli e a tutti quelli che ti amano”.