PALERMO – L’ex numero 2 del Sisde, Bruno Contrada, non deporrà oggi al processo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, assassinati nell’agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Pa). Attraverso il suo legale, l’avvocato Stefano Giordano, l’ex funzionario di polizia ha fatto avere alla corte d’assise che celebra il dibattimento un certificato medico che attesta le sue gravi condizioni di salute.
Non salirà sul banco dei testi neppure Guido Paolilli, ex poliziotto indagato, nel caso Agostino, con l’accusa di favoreggiamento. Anche Paolilli ha presentato un certificato medico. Per il duplice omicidio sono imputati il boss Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto, amico della vittima, che risponde di favoreggiamento. La pubblica accusa è rappresentata dai pg Domenico Gozzo e Umberto De Giglio dopo l’avocazione dell’inchiesta da parte della Procura Generale. Per l’omicidio è stato già condannato all’ergastolo il capomafia di Resuttana Nino Madonia, processato in abbreviato. Paolilli fece le prime indagini sul delitto e le perquisizioni in casa della vittima.
Il padre di Agostino, che da anni chiede giustizia, riferì di aver saputo dal figlio che in un armadio dell’abitazione erano conservati documenti importanti e che il ragazzo gli aveva detto che se gli fosse successo qualcosa avrebbe dovuto prenderli. I documenti però non furono mai trovati.
Paolilli è stato, dunque, indagato per favoreggiamento con l’accusa di averli distrutti, ma la sua posizione è stata archiviata perchè nel frattempo è arrivata la prescrizione. Intercettato mentre parlava col figlio nel 2008 disse che nell’armadio c’era una grossa mole di carte che lui aveva stracciato.
Recentemente, pur essendo uscito dal procedimento penale, l’ex agente è stato condannato a risarcire il danno da “verità negata” in favore della famiglia Agostino. All’udienza del 3 dicembre scorso Contrada, già processato per concorso in associazione mafiosa, era stato indicato da un altro teste, il giornalista Saverio Lodato, come “regista delle ‘menti raffinatissime’ che guidavano la mafia dall’esterno”. Parole che hanno indotto l’ex 007 a querelare Lodato.