Palermo, omicidio Burgio: "La vittima ha provocato"

Palermo, omicidio Burgio: “La vittima ha provocato”

La difesa degli imputati che rischiano l'ergastolo

PALERMO – Nessuna trappola, nessuna premeditazione e niente aggravante mafiosa. I Romano furono provocati. Tocca alla difesa cercare di smontare la ricostruzione della pubblica accusa che ha chiesto l’ergastolo per l’omicidio di Emanuele Burgio, assassinato alla Vucciria il 31 maggio 2021.

Sotto processo davanti alla Corte di assise presieduta da Sergio Gulotta ci sono i fratelli Domenico e Matteo Romano, e il figlio di quest’ultimo, Giovanni Battista, difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo, Raffaele Bonsignore e Vincenzo Giambruno.

Secondo i pubblici ministeri Giovanni Antoci e Gaspare Spedale, Matteo Romano fece fuoco (ha confessato) contro la vittima. Il nipote Giovanni Battista gli avrebbe passato l’arma, mentre il padre Domenico, avrebbe inseguito Burgio. Tutti e tre meriterebbero l’ergastolo.

La linea difensiva

Di parere opposto i difensori. Non sussisterebbero l’aggravante della premeditazione né quella del metodo mafioso che avevano impedito agli imputati di accedere al rito abbreviato che in caso di condanna gli avrebbe evitato il fine pena mai. I Romano la sera del delitto uscirono casualmente di casa per bere una birra. Alcuni stavano dormendo sul divano. Non avevano idea che Burgio si trovasse alla Vucciria, anche perché la vittima era solito frequentare altre zone, ed erano prima stati in piazza Magione dove avevano trovato un locale chiuso. Non sarebbero stati i Romano ad avvicinarsi a Burgio, ma la vittima a provocare, e non era la prima volta, Giovanni Battista con cui giorni prima aveva litigato per uno specchietto rotto in un banale incidente.

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La ricostruzione alternativa

Domenico avrebbe cercato di riportare la calma, Matteo perse la testa, sfilò la pistola a Giovan Battista e fece fuoco. Perché Giovan Battista girava armato? Perché temeva di incontrare la vittima che non perdeva occasione per minacciarli. L’aggravante di mafia viene contestata dalla Procura ipotizzando che i Romano contendessero a Burgio la gestione la piazza di spaccio della Vucciria. Circostanza che, secondo la difesa, mai sarebbe emersa emersa. Alla luce di tutto ciò gli avvocati hanno chiesto la eventuale condanna per omicidio del solo Matteo, ma senza aggravanti, di Giovanni Battista per il porto abusivo dell’arma e l’assoluzione di Domenico. Il processo è stato rinviato a giugno per la sentenza.


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