PALERMO – Una personalità “violenta” a cui, però, va concessa una opportunità nella speranza che si allontani “dal contesto deviante” in cui ha vissuto. Matteo Orlando è stato condannato a 12 anni per l’omicidio di Lino Celesia, ucciso a colpi di pistola nella notte il 20 e il 21 dicembre 2023 nel corridoio esterno della discoteca Notr3 in via Pasquale Calvi a Palermo.
Secondo il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale per i minorenni, Antonia Pardo – l’imputato aveva 17 anni quando commise il delitto – si è trattato di omicidio volontario. Non ci fu legittima difesa, ma “volontà omicida”.
Omicidio Lino Celesia: “Quadro magmatico”
Nella motivazione della sentenza il giudice ricostruisce il “quadro magmatico” in cui avvenne la tragedia. Una storia di violenza, degrado e omertà. Quando i poliziotti intervennero nel locale l’allora gestore e gli addetti alla sicurezza dissero che nulla di grave era successo. Si sentiva ancora “l’odore acre del detergente” usato per ripulire la scena del crimine, ma c’erano ancora delle macchie di sangue.
“Lino muriu”
Ci sono dei punti fermi, al di là della confessione di Orlando. In un video estrapolato da una telecamera di sorveglianza si sentiva una persona dire “Matteo no no”. Pochi secondi dopo il rumore dei colpi di pistola e qualcuno che urlava “Lino muriu, muriu Lino”. Matteo Orlando impugnava un oggetto metallico, una pistola.
Alcuni testimoni raccontarono che qualche sera prima i fratelli Matteo e Gabriele Orlando (condannato per la detenzione della pistola in un altro processo) avevano avuto una lite con Celesia e altri giovani alla Vucciria.
“Lino Celesia mi guardava male”
“Cose stupide, tutto è cominciato per una sciocchezza… Celesia mi guardava male”, disse Matteo Orlando. Durante un colloquio in carcere con i parenti, senza sapere di essere intercettato, aggiunse: “Ho fatto scappare tutti… loro erano sette io e Gabriele soli li abbiamo fatti scappare a suo fratello gli ho spaccato tutto qua”.
Il Gup sottolinea che Matteo Orlando “ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie” sull’omicidio Celesia nelle quali però ha mantenuto costante la ricostruzione che fosse stato “spettatore della lite in corso tra il fratello e altri soggetti”. Che lui intervenne per proteggere il fratello e poi se stesso. Ed invece ci sono dei testimoni che lo hanno smentito.
Ci fu una rissa nella discoteca
Partecipò attivamente a una rissa assieme ad altre quattro, cinque persone. Un giovane ha raccontato che i fratelli Orlando durante la serata “continuavano a parlarsi all’orecchio come se dovesse accadere qualcosa”. Quando confessò aveva avuto il tempo di “costruirsi una linea di difesa tesa giustificare il suo gravissimo gesto e a minimizzare”.
Non agì per legittima difesa, né per stato di necessità, non c’è proporzione fra la “necessità della difesa e l’offesa. L’imputato avrebbe potuto chiedere aiuto agli addetti alla sicurezza”. Non lo fece perché voleva uccidere.
“Il gravissimo gesto posto in essere dall’imputato pare del resto complessivamente compatibile con la sua personalità”, scrive il giudice riferendosi ai precedenti penali per episodi di violenza e reati contro il patrimonio.
“Strapparlo dal degrado”
“Gli assistenti sociali hanno tentato di strapparlo dal contesto di degrado in cui ha vissuto”, ma “i numerosi tentativi di avviarlo verso percorsi educativi finalizzati ad allontanarlo da modelli devianti, sia dal suo contesto culturale di riferimento, sia di quelli familiari, non hanno sortito alcun effetto. Matteo Orlando ha continuato a mantenere uno stile di vita disimpegnato e ad elevato rischio di devianza”.
lo dimostra il fatto che “ha scelto di dotarsi di un’arma, di portarla in un luogo pubblico e di usarla contro una persona in quel momento disarmata”. La minore età è stata considerata una diminuente equivalente all’aggravante dei futili motivi.
“Progetto rieducativo”
Va inoltre sottolineato che costituendosi “ha consentito l’avvio tempestivo delle indagini”. Da qui la condanna a 12 anni (difeso dall’avvocato Lorenzo Falletta, la Procura per i minorenni ne aveva chiesto 18): “Detto periodo appare comunque congruo perché consentirà di attuare il progetto educativo elaborato in suo favore per allontanarlo dal sistema valoriale negativo da lui acquisito in un arco temporale di vita in cui ancora la sua personalità non è del tutto integralmente definita e soprattutto di svilupparlo in buona parte all’interno del circuito minorile”.