Palermo, l'omicidio del boss Di Giacomo e l'alibi dei 21 secondi

L’omicidio del boss Di Giacomo, la difesa e “l’alibi dei 21 secondi”

Trascritte alcune intercettazioni sul delitto della Zisa

PALERMO – Secondo la difesa, Onofrio Lipari avrebbe un alibi. Si trovava in via Regina Bianca il giorno dell’omicidio del boss di Porta Nuova Giuseppe Di Giacomo, assassinato in via Eugenio l’Emiro alla Zisa.

Non è un fatto nuovo, ma nuova è l’interpretazione fornita dagli avvocati Michele Giovinco e Angelo Formuso, dopo avere analizzato alcune intercettazioni depositate nel processo per l’omicidio che si sta svolgendo davanti alla Corte di Assise di Palermo.

Il padre intercettato

Il 27 febbraio 2023, il giorno in cui fu arrestato Lipari a nove anni di distanza dal delitto, il padre Emanuele è stato intercettato mentre diceva: “Gli ho detto non mi preoccupo perché quando è successo questo fatto era nella macchina”.

Quando fu interrogato dai pubblici ministeri, pochi giorni dopo l’arresto, Onofrio Lipari disse che mai avrebbe ucciso Di Giacomo che considerava un suo secondo padre. Aggiunse che il giorno del delitto si trovava in via Regina Bianca, strada dove abitava e dove allora la zia vendeva bibite e caramelle. Era insieme al padre quando arrivò Giuseppe Zizza e gli diede la notizia che “Giuseppe è stato ammazzato”. “Ancora nel 2014 succedono queste cose?”, avrebbe commentato Lipari.

La chiamata dopo l’omicidio Di Giacomo e l’alibi

Al processo sono state depositate le trascrizioni delle intercettazioni dell’incontro fra i Lipari, padre e figlio. Alle 17:17 e 10 secondi Lipari senior arriva in macchina, scende e dice “ma i viristi?”. Non si ha la collocazione esatta del luogo dell’incontro. È certo però che si trovassero nella zona dell’omicidio.

A fornire l’alibi, secondo la difesa, è l’orario della registrazione. Alle 17:17 e 31 secondi un uomo chiamò il 118: “Ma vi hanno avvisato che hanno sparato a uno in via Eugenio l’Emiro?”.

Il primo allarme viene, dunque, lanciato 21 secondi dopo la conversazione fra padre e figlio. Secondo la difesa, l’imputato non avrebbe avuto il tempo di allontanarsi dopo avere premuto il grilletto, disfarsi dell’arma e dei vestiti seppure la via Regina Bianca si trovi poco distante dal luogo dell’agguato.

All’udienza di domani i difensori hanno citato una serie di testimoni che potrebbero confermare la presenza di Lipari in via Regina Bianca. Nella speranza di non assistere all’ennesima sfilata di persone le cui parole sono state imbarazzanti.

L’accusa

La Procura non ha dubbi che l’assassino sia Lipari. La telefonata al 118 potrebbe non essere avvenuta nell’immediatezza dell’omicidio. Dunque non reggerebbe l’alibi dell’imputato. Alcune perizie hanno ricostruito che per spostarsi da via Eugenio l’Emiro in via Regina Bianca a bordo di uno scooter occorre circa un minuto e mezzo. Poco meno di tre minuti qualora sia attendibile la ricostruzione di alcuni testimoni che dichiarano di aver visto il killer allontanarsi in direzione opposta a quella del suo arrivo.


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