PALERMO – La sentenza di condanna è stata annullata. Tutto fa rifare ed è corsa contro il tempo. La Corte di Assise di Palermo aveva inflitto l’ergastolo a Pietro Erco e 25 anni a Luca Mantia per l’omicidio dell’imprenditore Vincenzo Urso, assassinato ad Altavilla Milicia nel 2009.
Il collegio di appello ha preso atto che, al momento del verdetto, uno dei giudici popolari aveva superato i 65 anni, età massima fissata dalla legge per far parte della giuria. Da qui la nullità.
L’imprenditore venne ucciso con sei colpi di pistola davanti alla sua abitazione. Erco sarebbe stato il killer assoldato con 30 mila euro, mentre La Mantia lo accompagnò sul luogo del delitto. Dopo nove anni grazie al pentimento di Andrea e Francesco Lombardo (padre e figlio) e Massimiliano Restivo (tutti condannati in un altro processo) si fece luce sul delitto.
Lombardo padre, capomafia di Altavilla Milicia, era andato su tutte le furie per via della concorrenza di Urso nel settore del movimento terra e non solo. Si “era sentito offeso nell’onore” per via di una relazione sentimentale che Urso aveva avuto con una sua parente. Lombardo pretendeva che si sposassero. E poi Urso era a conoscenza dei rapporti del capomafia con i servizi segreti e quest’ultimo temeva che la notizia venisse messa in circolazione.
I difensori degli imputati, Salvino e Giada Caputo, Raffaele Bonsignore e Francesca Fucaloro, hanno sollevato la questione accolta dalla Cassazione che ha di fatto obbligato la Corte d’assise d’appello di Palermo ad annullare la condanna. Dovrà essere celebrato un nuovo processo di primo grado. Nel febbraio 2023 scadranno i termini e i due imputati lasceranno il carcere.